Prima di prendere un cane non potevo immaginare che la vita insieme sarebbe stata costellata di tanti piccoli incidenti, di ansie da prestazione (cioè sul come tenerlo al meglio) , da angosce ipocondriache, da una interminabile “serie di sfortunati eventi”(citando il film “Lemony Snicket”) .
Elrond, barone di Petrademone, sin dall’inizio della sua vita con noi si è dimostrato un ostinato cacciatore di guai. Dalla zampa quasi fratturata a 5 mesi alla erlichiosi (la malattia delle zecche) presa lo scorso anno, dall’hot spot curato con bendaggi e collare elisabettiano a una forma temporanea di piccola alopecia sul muso, da calzini ingurgitati (ed espulsi) con famelica ingordigia al sangue nelle feci (che alla fine non era assolutamente nulla di grave). Il campionario di spaventi che io e Simona ci siamo presi ha messo a dura prova le nostre fragili coronarie. Per dei tipi apprensivi come noi, anche un suo starnuto può diventare causa di interminabili ricerche su internet – che mi sento di sconsigliare vivamente a chiunque avesse qualche dubbio medico sia per sé che per i propri cari, a dar conto alle ricerche su google una semplice cefalea può essere il sintomo sicuro di un tumore cerebrale - e corse dal veterinario.
Ultimo sfortunato evento in ordine di tempo è capitato il 16 giugno scorso. Ecco la cronaca di questa mattinata di terrore.
Sto per andare al lavoro. Ma prima di questo devo portare l’auto in concessionaria per un tagliando. Gioco con Elrond, ma questa volta non seguo la solita routine che prevede un po’ di esercizio fisico al campo sportivo di Giffoni – con corse sfrenate insieme. Non ho il tempo per farlo. così gioco nel patio di casa. Tira&molla con la corda intrecciata, lancio della pallina e amenità del genere. Lascio Elrond a Simona e mi avvio dal mio amico che prenderà in consegna l’auto per portarla al concessionario per il tagliando. Gli do le chiavi dell’auto e mi avvio verso la Cittadella del Cinema, il mio posto di lavoro. Arriva una telefonata da Simo. Il suo nome sul cellulare già mi preoccupa. l’ho lasciata da 5 minuti, perché dovrebbe chiamarmi?
Apro una parentesi su Simona. Lei è famosa per la sua inclinazione drammatica nella percezione dell’esistenza. Nel senso che ha la capacità di ingigantire qualsiasi accadimento tanto da farlo diventare un evento! Più volte ho rischiato l’infarto per i suoi allarmi lanciati in casa, praticamente per nulla. “Manlio corri!” arrivo in cucina, per esempio, e trovo semmai un po’ d’acqua in terra. Ma così poca che anche una zanzara la rifiuterebbe come pozzanghera in cui depositare i propri zanzarini! Oppure esordisce al telefono: “devo dirti una cosa importante”. Io comincio ad agitarmi e alla fine era qualcosa di talmente poco significativo che avrei voglia di mangiarmi il cellulare! Lei è fatta così, ha un tono e una espressione delle emozioni sempre molto “plateali”. Chiusa parentesi.
Eravamo alla telefonata.
“Dimmi Simo che c’è?”
“Una cosa grave…. Elrond ha un bubbone vicino all’occhio”
Io sospiro, immagino questo rigonfiamento invisibile ad occhio nudo ed anche al microscopio.
“No davvero, Manlio, si sta gonfiando”.
“Simo, ho già dato le chiavi dell’auto. Forse te lo stai immaginando”.
Lei non è convinta, ma chiudiamo la telefonata. Passa un minuto e mezzo. Ora è quasi isterica al telefono “Gli si sta gonfiando la faccia! Sta diventando come un pallone”. Comincio ad innervosirmi! Non ho più l’auto e a casa si sta consumando una tragedia. Faccio una corsa. Per fortuna l’amico a cui ho dato le chiavi è un “perditempo olimpionico”. Dote che di solito mi dà sui nervi, ma questa volta si rivela preziosa. Ancora non si è mosso con la mia auto e così posso recuperarla per fiondarmi a vedere se Elrond davvero si sta gonfiando o è Simona ad aver dilatato la verità.
Arrivo a casa in 2 minuti netti. Apro la porta e mi trovo di fronte un cane che vagamente somiglia a Elrond. Ha la testa 2 volte la sua! Il suo muso stretto e regale ha lasciato il posto al volto di un ippopotamo bianconero (eventuali riferimenti a juventini è assolutamente non voluto). I livelli della mia apprensione raggiungono vertiginosamente lo stato d’allarme rosso. Il primo sintomo è che smetto di ragionare e la paura sottrae sangue al mio cervello. Agisco, prima di pensare. Così carico subito Elrond in auto, trascino Simona in ciabatte accanto al posto di guida. Abbiamo già sentito il veterinario, Luca, che ci dice di portarlo subito da lui perché si tratta di uno shock anafilattico. Chissà forse causato da una puntura di vespa.
Giffoni – Salerno. 25 km di strade tortuose percorsi nel tempo record di 16 minuti, quando di solito ne impiego più del doppio. Sorpasso che sembro Schumacher ai tempi d’oro. Infrango almeno 13 leggi stradali (tipo sorpasso col rosso e doppia striscia continua) rischiando di perdere più punti sulla patente di quanto se ne possano accumulare in 3 esistenze.
Mentre guido come un forsennato cerco di capire cosa abbia potuto procurargli questa reazione allergica. È incredibile, ogni mattina da mesi facciamo una strada di simil-campagna con tanti insetti, erbacce e cose del genere e non gli è mai successo nulla, la prima mattina che restiamo nel pulito e tranquillo patio di casa mi ritrovo un cane gonfiato ad elio!
Arriviamo a destinazione. Apro lo sportello di dietro dell’auto e ci accorgiamo di aver dimenticato il guinzaglio a casa. Abbiamo parcheggiato a poche decine di metri dal veterinario, ma attraversare la strada n queste zona di Salerno con Elrond senza guinzaglio equivale a mandarlo a sicura morte! C’è il traffico di punta di una città in cui sembra che la mattina nessuno lavori! Ah benedetto Sud!
Non mi perdo d’animo. Mi sfilo la cintura Diesel dai pantaloni e la faccio passare nell’anello del collare. Lo affido a Simona, mentre vado a mettere a posto l’auto. La scena è alquanto ilare: Simona in ciabatte che porta al guinzaglio/cintura di pelle un cane dalla faccia simile ad un ippopotamo!
Quando entro anche io dal veterinario Elrond ha già avuto la sua puntura di cortisone. Luca e Amelia, i nostri veterinari, mi spiegano cosa è potuto succedere e come fare la siringa intra-muscolare nel caso capiti ancora. Mi dicono che la faccia (loro sono i primi a farmi notare la somiglianza del mio cane con l’animale della savana che sguazza nelle pozzanghere fangose ed è conosciuto scientificamente col nome di
Hippopotamus amphibius) si sgonfierà nel giro di 24 ore.
Che pena a guardarlo così. Sembra molto più tonto e più goffo con questo viso, ma ancora una volta mi rendo conto di quanto il nostro amore per questo cane sia infinito e ogni suo piccolo problema diventi per noi causa di affanni senza pari!
Comunque il mattino dopo la sua faccia spiritata da diavoletto peloso è tornata perfettamente come prima. E l’ippopotamo ridivenne un border!