Quando abbiamo deciso di prendere un cane, o meglio: un border collie (che a volte sembra, parlando con tanti borderisti o semplici parvenu del mondo cinofilo, fare specie a sé piuttosto che “semplice” razza del mondo canino) avevamo un pensiero in mente ben preciso: dedicargli del tempo.
E onestamente non si può dire che abbiamo tradito questa intenzione. Siamo sempre con il piccolo Elrond e non perdiamo occasione per fare qualcosa con lui. Non ci limitiamo a fargli l’elemosina di una veloce scappatella giù in strada per dar sfogo ai suoi bisogni corporali. Noi “usciamo” con lui. Facciamo lunghe passeggiate e non si sta mai meno di un’ora, un’ora e mezza a perlustrare le strade (che solo ora mi rendo conto essere sporchissime con cartacce e altro a trapuntare il manto asfaltato) o a battere in lungo e in largo il lungomare.
Oggi siamo già usciti 2 volte e ora stiamo per riprendere guinzaglio e paletta (no, non faremo castelli di sabbia… Elrond piuttosto è specializzato in architetture diciamo così più “organiche” e ne fa di imponenti!) per tornare a calcare i palcoscenici cittadini.
Il sole stempera questa fredda giornata di febbraio battuta da un vento sottile e che crede di essere siberiano. cielo perfetto. siamo stati in spiaggia che oggi sembrava leggermente più pulita del solito. io e Simona armati di palla (un pallone in miniatura, a dire il vero, regalatomi l’anno scorso dal nostro sponsor del Giffoni Film Festival: Diadora e che ormai non vedrà più i suoi gonfi fasti, grazie alle punture poco indolori degli aghi di Elrond) siamo scesi sulla rena di Santa Teresa. Finalmente si corre! L’asfalto ci ha detto la “nostra” Cristina di Petrademone fa male ai suoi cuscinetti delle zampe e così abbiamo cercato qualcosa di morbido.
E’ sempre uno spettacolo vederlo predare la palla. Si appiattisce al terreno come se fosse una sogliola in pelliccia e incassa la testa nelle spalle come un ghepardo nella radura della Savana. Attento e puntuto quasi si trattasse di una corsa per la vita o la morte. Lancio! Scatta come un fulmine. L’afferra al volo a volte capriolando sulla palla in movimento. Addio manto nero e bianco, ora è nero e giallastro come i denti usurati di un fumatore di Istanbul!
A volte riporta la palla fino a noi, ma senza mai lasciarla tanto, altre volte segue un suo itinerario invisibile e si direzione verso una base che vede solo lui. Ma in tutti i casi non è facile che si separi da questo pallone sgonfiato. Se ne va in giro come se avesse un gigantesco ascesso che fuoriesce dalle labbra.
Dopo un pò arrivano sulla spiaggia Luna (il suo amore che in questi giorni ha subito l’operazione di sterilizzazione e ancora non è tornata quella di un tempo in quanto a grinta e a giocosità ed Elrond deve essersene accorto) e i due bellissimi cani di un giovane scrittore di gialli, Gianluca Durante: un husky (che ulula da brividi e purtroppo soffre di epilessia) e un setter (melanconico come un personaggio di Gente di Dublino). Ma Elrond non li teme, giusto un sano rispetto. Non si prende confidenze che non gli sono dovute. Li guarda a distanza e quando Set (l’husky) si avvicina col passo pesante di un imperatore che ne ha viste tante, lui lascia la palla e si allontana un po’ deferente.
Stare con Elrond, comunque, non è mai tempo sprecato, non è mai tempo sottratto a qualcosa. E’ tempo prezioso e ogni giorno che passa siamo più felici di aver scelto lui come nostro compagno di viaggio!
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