E veniamo ad un altro capitolo della vita del buon Elrond, il nostro primo border collie (primo?? perché ce ne saranno altri???). Questa volta dedicata alla sfera dell’uscita.
Come ogni buon cane che si rispetti (certo non parlo degli Shar-pei – che si mimetizzano sui divani e ne acquistano le stesse caratteristiche di dinamismo e vitalità.. tanto che il nome completo e scientifico della razza è: Shar-pei Sofà o degli altri simpatici cagnolini d’appartamento che amano le strade come chi soffre di vertigini adora buttarsi col paracadute), Elrond - pur stando bene tra le pareti domestiche – si getta sempre con grande entusiasmo tra le fauci del Mondo esterno.
Stairs surfing
Però non mostra mai segni di impazienza o di follia in prossimità della porta. non corre verso il guinzaglio o si mette a saltellare come un giullare nella stanza barocca di Enrico IV. Io o Simona gli diciamo “usciamo” e lui ci guarda con una certa luce che brilla negli occhi color nocciola. Quasi un sorriso si apre nel suo volto e le sue lunghe orecchie si irrigidiscono ancora di più, raggiungono vette inedite. Aspetta in posizione di “terra” nel piccolo disimpegno tra i nostri due bagni, mentre ci prepariamo per uscire. ci guarda senza mai perderci di vista. non ama assolutamente essere “abbandonato” a casa. Poi una volta che ci avviamo alla porta, sempre stando attendo all’albero/attaccapanni (
leggi qui se hai perso il racconto su questo “essere” che lui rispetta), si siede in attesa del collare o della pettorina (preferendo il primo alla seconda. Mentre per il collare prostra gentilmente e con piacere il collo come una vittima di una decapitazione che va incontro con fierezza al suo destino e si dà al boia con tranquillità, per la pettorina “Trixie Easywalk”, lui si mette rigido e indifferente, facendosi afferrare, ma opponendo una leggera e impercettibile resistenza passiva, come se fosse impagliato o come un Ghandi che si ribella con nonviolenza! mi ricorda la frase di Carmelo Bene “sembrava quasi un pinocchio autistico!”).
Prima di affrontare le scale mi guarda e quando ha
l’ok comincia a correre. hai voglia a dirgli “piano”! lui è una piccola scheggia e io, che lo tengo con il guinzaglio, sembro praticare una nuova disciplina di sci acquatico, senza acqua, ma con gradini. Lo
stairs surfing, potrebbe chiamarsi. Qualcuno potrebbe rispondermi:
beh, perché non lo lasci correre da solo per i tre piani di scale? un regolamento condominiale vieta questa libertà. e un paio di volte, tra le tante in cui ce ne siamo infischiati, Elrond non si è intrufolato nell’appartamento aperto della signora del primo piano?! (tra l’altro una megera: magra come una mazza di scopa, scavata in volto, capelli gialli e secchi come
stoppa e volgare come un tipico esempio del retaggio della vecchia e un po’ sudicia Salerno. Perché si infila lì? perché c’è un piccolo Shitzu – che, poverino, spesso e volentieri dimenticano fuori dalla porta. Ma questa è un’altra storia e una volta o l’altra la racconterò).
Il lungomare val bene una messa!
Arrivati in strada il suo pensiero fisso non è camminare, passeggiare o godersi lo spettacolo, bensì caracollarsi sul
lungomare, che nella sua mente è una luna park. E non posso dargli torto. avendo eliminato molti dei giocattoli a casa, per dargli un pò di regole e non rendere l’appartamento una rovina post-atomica, abbiamo trasferito il “momento ludico” in strada e in particolare proprio sul lungomare. quindi per lui camminare in strada significa raggiungere il prima possibile il luogo eletto. Elrond ha imparato a riconoscere ogni “affluente” che dal corso principale porta a questa “croisette” in salsa meridionale (a sinistra ne vedete un’immagine serale) e così appena si profila una di queste strade, testa giù e forza di un piccolo trattore per portarci a giocare.
A volte resistiamo, a volte lo assecondiamo (si deve anche passeggiare, non si può correre dietro una pallina tutte le sante volte che si lascia casa). lo schema è questo di solito:
da mattina a notte sempre con lui
1) mattina sveglia in orario compreso tra le 8 e le 9. Elrond non dorme più nel trasportino da un paio di mesi e quindi di notte staziona tra studio e la nostra camera da letto. di primissimo mattino lo si vede aggirarsi ai bordi del nostro letto, come uno squalo che aspetta che qualcuno cada a mare dalla propria piccola imbarcazione. non si azzarda a salire, ma viene a controllare se per caso non siamo svegli. un annusatina in faccia e capisce subito che il sonno ci ha ancora come sui prigionieri. rumore di ossa che schiaffeggiano il pavimento (non si adagia sulle piastrelle, ma proprio ci sbatte con un tonfo terrificante) ed eccolo che torna a dormire, finché non sono io ad alzarmi. L’uscita mattutina è dedicata al gioco sul lungomare. appena arrivato tra le aiuole mi guarda, si volta verso di me e con un’espressione da scugnizzo mi chiede “e allora, la tiri fuori la pallina?”. e io lo libero del guinzaglio e comincio la mia routine di gioco. ma sarà vero gioco o per lui è lavoro? (aspetto vostre risposte miei saggi borderisti e non solo). lui fa dei percorsi, tipo agility, seguendo la mano con incredibile precisione tra le varie aiuole e gli alberi e alla fine gli tiro la palla che lui prende quasi sempre al volo, riportandomela o aspettando che io lo rincorra. torniamo a casa dopo un’oretta o poco più (certo non correndo sempre. cerco di dargli riposo sennò mi esplode!)
2) ora di pranzo. si esce verso le 13. in estate la temperatura dalle nostre parti rasenta quelle africane. e non si vede una nuvola da mesi. quindi preferisco non portarlo al lungomare dove mi renderebbe la vita impossibile per poter aver ancora la sua dose di palla (drogato!): caldo o non caldo! quindi si passeggia per una mezzoretta sul corso pedonale. manco a dirlo: il suo sguardo malinconico è sempre proiettato verso il luogo dei desideri, dove il mare carezza la riva, dove le palme crescono rigogliose, dove tanti cani spargono i loro delicati effluvi a zampetta alzata o sedendosi per terra, dove bici e uomini si alternano in preziose coreografie! ma deve passeggiare e passeggia.
3) intorno alle 18/18:30 si esce ancora per la “serale”. durata di oltre 2 ore. lungomare ancora! prima dell’eczema che ancora affligge la sua zampa anteriore, andavano anche in spiaggia. ora il veterinario ce l’ha sconsigliata e quindi si corre ancora sulle zone verdi dei piccoli prati ridimensionati ad aiuole.
4) notturna. dopo il film che praticamente ogni sera io e simo ci gustiamo, salutiamo il giorno che muore con un’ultima uscita. giusto il tempo di innaffiare con la sua pipì qualche auto parcheggiata e qualche pezzo di muro, dove altri cani hanno osato lasciare traccia della propria presenza.
questa è la routine, ma spesso ci scappano altre uscite, perché provo a portare Elrond sempre con me. quando raggiungo BlockBuster, quando vado dal medico, quando devo comprare qualcosa, quando devo sbrigare qualche servizio. ovunque io possa portarlo senza creare intralci o problemi, lui è con me.
e coì sia. fine della seconda parte. ma ce ne saranno ancora, se avrete voglia di leggerle.