giovedì 25 febbraio 2010

DACCI OGGI LA NOSTRA ROUTINE QUOTIDIANA – 4 mesi

Costruire una routine per un cane è come gettare delle solide fondamenta per un edificio. ti assicuri stabilità. allora pazientemente stiamo provando a modificare le nostre giornate tanto da strutturarle in modo che tutto combaci.

 

Faccia da Elrond

 

Il giorno inizia intorno alle 8. Alzarmi dal letto, mentre la pioggia frusta i vetri e il tepore delle coperte è una morbida carezza, a volte è come uno schiaffo in faccia. Mi sveglio pensando ai giorni pre-cane quando non avevo limiti al mio sonno e potevo decapitare il sonno a mio piacimento. Ma mi consolo dicendomi, mentre infilo le calze al rovescio e gli occhi sono aperti come due fessure invisibili, che: svegliarsi presto fa bene perché la giornata così è più lunga, passeggiare al mattino (prima di fare colazione) fa bene perché  è molto indicato per chi desidera perdere peso (poiché il corpo, non avendo ancora introdotto zuccheri freschi, cioè energie immediatamente disponibili, ricorre maggiormente al consumo di glicogeno, il grasso accumulato come riserva corporea), portare un cane a spasso fa bene per le relazioni sociali e per assaporare un volto diverso della propria città. Ah potenza dell’autoconvincimento!

 

La passeggiata va avanti a lungomare per circa un’ora. Elrond è sempre al guinzaglio. Piccolo, ma è già un tiratore professionista. Uno di quelli che mettono a dura prova le articolazioni della spalla e la muscolatura delle braccia. Ogni volta che il guinzaglio va in tensione mi fermo. attendo che si fermi e riparto. Chi mi vede per strada forse mi prende per matto. Elrond logicamente fiuta alla ricerca dell’ottimo cibo-spazzatura da strada cittadina. sto sempre attento ad evitare che arrivi sulla preda. Ha una predilezione per le cartacce bianche che afferra a velocità fulminea. quando dico LASCIA, 8 volte su 10 la lascia, chiedendo in cambio qualcosa. Se afferra bicchieri di plastica o qualcosa di commestibile la percentuale di abbandono della preda scendono allo 0%.

 

Finita la passeggiata durante la quale provo a seguire una mia strada a volte forzando la sua testarda voglia di seguire un proprio percorso, mi fermo su un’aiuola (di quelle lunghe una ventina di metri) di prato, stando attento a non calpestare i bisogni degli altri cani (ma fallendo spesso in questa impresa),  e cominciamo per una decina di minuti il lancio della pallina. Dopo aver corso per afferrarla quasi sempre la riporta, qualche volta invece se la tiene per sé un pò più a lungo guardandomi con la faccia di chi non capisce cosa gli stia chiedendo visto che quella cosa gialla e rotonda che ha tra le zanne non è altro che un prolungamento fisico della sua bocca!

 

Torniamo a casa. Il percorso ormai lo conosce bene. Ma lo fa al guinzaglio comunque,anche perché ci sono un paio di vie a scorrimento sostenuto da attraversare. Arrivato in appartamento è il momento della pappa (150 gr di crocchette Hill’s) che consuma nel trasportino alla velocità che impiega l’elettrone a farsi un giro intorno al nucleo di un atomo.

 

Ora dovrebbe essere esausto, satollo e rilassato e quindi pronto al riposo. Macché. Si  muove per la casa come una tigre in una savana senza cacciatori. Vuole salire sul banco della cucina, sul tavolo da pranzo, sui mobili o sul divano nuovo, logicamente bianco! Afferra tutto ciò che è afferrabile e guai a lasciare aperte le porte dei bagni o della camera da letto. Il rischio è che svuoti i cesti dei panni sporchi o prenda calzini in terra o cuscini sul letto. Quindi bisogna stargli dietro sempre. Per evitare di vivere con gli occhi incollati al suo corpo pelliccioso e quindi perdere il lavoro per negligenza, sia io che Simona, decidiamo di metterlo a riposo nel kennel. Lo attiriamo nel trasportino con un paio di crocchette, gli diamo il comando CUCCIA e lo chiudiamo per un’oretta e mezza. di solito crolla addormentato quasi istantaneamente, o al massimo dopo pochissimi lamenti.

 

Verso le 12:30 si esce ancora per una lunga passeggiata pre-prandiale. Di solito di questa se ne occupa Simona, quando io sono al lavoro. In giornate come oggi, in cui il sole è alto e muscoloso, è un gran piacere attraversare la folla e mescolarsi all’odore di salsedine che viene dal mare. Purtroppo la spiaggia è impraticabile, perché è sporca come una discarica. Forse per la mareggiata di questi giorni (ci sono anche 2 o 3 carogne di animali non ben identificati), ma certo l’incuria di chi dovrebbe occuparsene è vergognosa. In media un’altra ora /ora e mezza di cammino, di incontri con altri cani, di piccole lotte (specialmente quando incontra i suoi amici storici, che purtroppo per loro diventano sempre più piccoli nei confronti della sua stazza che cresce a vista d’occhio).

 

A casa pranziamo, mentre lui si mette in un angolo piuttosto lontano dove si aspetta che riceverà qualche briciola di pane. Sa che gli conviene starsene lì piuttosto che venire a elemosinare ai nostri piedi. Non otterrebbe nulla. Qualche volta capita anche se si addormenti da solo, così per terra o sul vecchio divano che ora è nello studio. Ma è raro. le sue batterie sono quelle certificate per Border: ovvero inesauribili. Dobbiamo stare attenti mentre apparecchiamo la tavola o quando sparecchiamo. lo squaletto è in agguato e balza sul grande tavolo nero di cristallo, mettendosi in piedi sulle zampe di dietro, con estrema rapidità. anche in questo caso confidare nella sua voglia di riposare è utopico, quindi lo “aiutiamo” a farlo, confinandolo un po’ nel trasportino per un altro paio d’ore massimo.

 

Quando si sveglia fuggiamo subito fuori, per evitare le sue bionde benedizioni di pavimento. Quando piove è giusto il tempo di espletare le sue funzioni fisiologiche, altrimenti è il momento per una nuova passeggiata, questa volta per il corso principale della città. Isola pedonale, molto frequentata da persone e cani. praticamente nel pomeriggio tutta Salerno si riversa lungo questo chilometro e mezzo di eleganti negozi, luci e acciottolato. Ho sempre pensato che in questa città si lavora poco, la gente però qui è professionista nell’arte antica dello struscio: ovvero nel camminare avanti e indietro per il corso chiacchierando e lanciando sguardi alle vetrine.

 

A casa giochiamo al lancio dell’osso di gomma che lui ama da morire. io lancio, lui riporta questo bell’osso rosso tutto salivato! andiamo avanti così per qualche minuto. poi passiamo al tira&molla, che però lo eccita molto (a dire il vero ci vuole poco a eccitare questa peste!). tra una cosa e l’altra si fanno le 19-19:30. Si esce ancora, se riusciamo prima che abbia già irrorato le nostre mattonelle domestiche. Comunque prima della seconda pappa si va fuori, anche se solo per una mezzoretta.

 

Arriva il momento in cui io e simo abbiamo voglia di rilassarci. secondo voi lui è dello stesso avviso? direi di no. e come si va a vedere un film sul divano se questo diavoletto non vuole saperne di accomodarsi un po’ e mettersi in stand-by? Ci proviamo in tutti i modi: ossa di bufalo, carezze quando si mette a terra, preghiere in lingue sconosciute (!) Alla fine ricorriamo al buon vecchio trasportino. un paio di crocchette, Cuccia e lui si infila dentro e dorme beato (dopo un paio di minuti di “scavo & gratto” alle pareti di plastica e qualche guaito per accendere la pena in noi, cosa che fallisce miseramente!) fino ai titoli di chiusura.

 

E’ mezzanotte o qualche minuto in più. si esce per l’ultima volta. L’aria pungente. la città che dorme. Elrond che si sveglia a poco a poco… e già vuole saettare di qui e di lì. Ma dopo un pò si rientra e il caldo trasportino lo accoglie di nuovo per il lungo sonno al buio. Buonanotte Elrond, a domani!

giovedì 11 febbraio 2010

IL PORTO DELLE NEBBIE – passeggiando col border collie

Ci sono certe mattine che portano impresse nel petto una poesia naturale. E scopri che portare fuori il tuo border collie alle 8 (io che prima di Elrond non mi alzavo mai prima delle 9:30/10) non ha alcun peso e non può essere associato alla parola sacrificio.

 

Stamani io ed Elrond abbiamo fatto un giro sul porto. Dentro l’aria bagnata e il cielo orlato da nubi vaporose, morbide, stracciate. Il mare urlava contro gli scogli, furioso e schiumante. E l’odore antico della salsedine si alzava in folate orizzontali. Io e il mio Elrond. Io e il mio cane, anche se ancora cucciolo.

 

La pioggia è stretta e fitta. Ma innocua. Elrond sembra non avvertirla, tranne quando si strizza nella tipica “Mossa” da cane fradicio. incontriamo una signora con un beagle ben bardato in una dog jacket azzurra, molto trendy. Vede Elrond e quasi scandalizzata mi chiede : “ma non glielo metti il cappottino?”. Io la guardo sorridente e rispondo “no, è un cane da pastore che viene dai paesi freddi… si abituerà al freddo e alla pioggia”. Ma dentro di me penso: “Non gli infilerei un cappotto o una giacchetta neanche se mi pagassero. Odio i cani umanizzati”.

 

Il porto coperto da questa nebbiolina di pioggia è silenzioso, tranne per il frangersi delle acque contro la chiglia delle imbarcazioni ormeggiate e per il mare che borbotta in onde grosse. E’ uno spettacolo incantevole ed Elrond ne sembra affascinato. Quando il mare sale sugli argini e prova a lambire le sue belle zampe grandi lui si spaventa e si ritrae. Ma è roba da poco, Elrond non è un cane pauroso.

 

occhio in sfocus Mi accorgo di quanto io sia legato al mare e di quanto sia bello avere un cane accanto che ti guarda per sapere “cosa fare”, quale direzione prendere o semplicemente per implorarti a dargli del cibo (eh sì Elrond è pur sempre un borderciccio! Ho visto altri cani in giro, ne conosco tanti, ma il modo in cui ti guarda un border collie mi sembra unico. In tutta sincerità.

mercoledì 10 febbraio 2010

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA


Il primo giorno di addestramento non si scorda mai! Io e Simona siamo felici di cominciare. Forse Elrond un pò meno perché dobbiamo prendere l’auto per arrivare al campetto dove ci aspetta Giovanna Nappa, un’addestratrice che ha lavorato con Luca Migliavacca (lei è istruttrice x-plorer dog solution) ed ha uno splendido border femmina di nome Cassandra. I suoi cani (ha anche un paio di labrador) “lavorano” con l’Humanitas Salerno per la ricerca tra le macerie e il soccorso. Onestamente è un’area di lavoro che mi intriga e non mi spiacerebbe impegnare il piccolo demone di Petrademone nel sociale!

Torniamo ai suoi problemi con la mia auto. Ormai già quando vede le portiere aperte comincia a “schiumare” con la bocca. è riluttante nel voler entrare, a dir poco. Evidentemente associa il mio maggiolone cabrio a una trappola in cui rimestare l’intestino. Su suggerimento di Giovanna (e ancor prima dell’ottimo Barney Stefano Manganello – una persona eccezionale e vero santone dell’attivazione mentale!) io e Simona stiamo cercando di dissociare le sue esperienze negative con l’auto a favore di una visione più positiva dell’ambiente-macchina.

Così ieri lo abbiamo invitato gentilmente a salire in auto grazie all’ausilio di due palline da tennis nuove nuove e una serie di premietti. Provate a immaginare la comicità della scena: dentro al parcheggio pieno di auto e sotto una pioggia battente, io e Simona a “divertirci” come invasati con queste palline e avvicinandoci sempre di più alle portiere aperte dell’auto. Ha schiumato sempre un po’, ma alla fine è entrato – anche grazie al nostro ausilio, essendo troppo alto il pianale per lui.

In auto si è posizionato nei sedili posteriori accucciandosi sulle gambe di Simona. Utilizzare il trasportino per fare pochi chilometri (4 o 5) è scomodissimo, specialmente con la pioggia, perché per farcelo entrare devo abbassare la capote e nel far ciò la macchina si allagherebbe visto come il cielo si rovesciava in terra. Tra l’altro vivendo nel centro storico non abbiamo un posto parcheggio assegnato e non è sempre riusciamo a trovarlo vicino la nostra abitazione. Ergo in certi casi è improponibile. Comunque a poco dal traguardo ha vomitato ancora una volta, poco perché non mangiava dalla mattina e quando siamo arrivati al campetto erano le 19:35.

Stamani nuovo tentativo di associazione positiva. la pappa l’ho portata giù e ho posizionato la scodella sul sedile anteriore. Invitandolo a salire senza forzarlo (non aveva nemmeno il guinzaglio). Il tutto sotto gli occhi incuriositi della gente che non capisce perché bisogna far mangiare un cucciolo in auto e perché alla vista della stessa auto aperta quel cane schiumi come chi sta per essere portato al patibolo. Alla fine è entrato ha mangiato ed è uscito. Vediamo se questa “terapia” darà i suoi frutti.

Joanna Nappa ci ha colpito subito come addestratrice per la sua dolcezza, ma anche per la fermezza e per la sua evidente preparazione, oltre che per un amore smisurato per i border. Il suo l’ha preso direttamente in Inghilterra, preferendo quelle “linee” anglosassoni. Cassandra è un cane bellissimo, con un pelo lungo e luminoso, incredibilmente reattiva e rispondente alle indicazioni della sua “padrona”. Ha un approccio educativo senza punizioni e di grande rispetto per il cane.

Abbiamo cominciato con il “contatto visivo” come primo esercizio, alla base di tutto il resto. Elrond seduto accanto ai piedi di Simona viene premiato (piccolo pezzettino di wurstel di pollo) ogni volta che la guarda. Joanna è molto attenta alle modalità con cui io e Simona ci rapportiamo a Elrond e ci guida, ci corregge, ci rinforza se facciamo esattamente. Con la regola del 5. Cioè viene premiato per cinque successi, dopodiché si passa a giocare! E qui abbiamo due palline da tennis per l’uso ludico. Una la lanciamo, quando ce la riporta e la lascia (non senza difficoltà, perché sembra amare quella palla come se fosse l’anima che vuole proteggere dalle grinfie del demonio) allora tiriamo l’altra e così via in un andirivieni di rotolanti tennisball!

La lezione-gioco prosegue così per oltre un’ora, a brevi intervalli, per non sovraccaricare mai la piccola testa di Elrond. Poi arriva anche Cassandra e i due si divertono insieme, anche se Elrond non invade mai troppo gli spazi e la sensibilità del cane più grande.

Joanna è felice di constatare l’equilibrio del carattere del nostro piccolo, perché nota in lui la capacità: di inviare segnali di calma e di pacificazione (per esempio lo stendersi sulla schiena lasciandosi annusare il suo pancino rosa come un trancio di salmone norvegese), di saper riconoscere e valutare le situazioni, di non mostrare paure (tranne quella dell’auto) e di essere socievole con tutti i cani che incontra.

Durante i giochi di rincorsa con Cassandra, Elrond si è procurato un piccolo taglietto sotto uno dei suoi cuscinetti, ma al di là dello spavento che Simona si è preso, non c’era nulla di grave, tanto che Joanna  toccandolo e ripulendolo non ha causato nemmeno un piccolo lamento nel cucciolo.

Saliti in auto siamo tornati a casa. Logicamente non ha mancato di elargire ai miei sedili (riparati fortunatamente da qualche asciugamano messo lì all’uopo) un altro pò del fiore delle sue viscere. Ora ci attende una settimana di lavoro domestico con Elrond per mettere a frutto gli insegnamenti della nostra addestratrice. poco al giorno, ma con costanza.


lunedì 8 febbraio 2010

ELROND ON THE BEACH

Tre mesi - col bastoncino

 

Quando abbiamo deciso di prendere un cane, o meglio: un border collie (che a volte sembra, parlando con tanti borderisti o semplici parvenu del mondo cinofilo, fare specie a sé piuttosto che “semplice” razza del mondo canino) avevamo un pensiero in mente ben preciso: dedicargli del tempo.

 

E onestamente non si può dire che abbiamo tradito questa intenzione. Siamo sempre con il piccolo Elrond e non perdiamo occasione per fare qualcosa con lui. Non ci limitiamo a fargli l’elemosina di una veloce scappatella giù in strada per dar sfogo ai suoi bisogni corporali. Noi “usciamo” con lui. Facciamo lunghe passeggiate e non si sta mai meno di un’ora, un’ora e mezza a perlustrare le strade (che solo ora mi rendo conto essere sporchissime con cartacce e altro a trapuntare il manto asfaltato) o a battere in lungo e in largo il lungomare.

 

Oggi siamo già usciti 2 volte e ora stiamo per riprendere guinzaglio e paletta (no, non faremo castelli di sabbia… Elrond piuttosto è specializzato in architetture diciamo così più “organiche” e ne fa di imponenti!) per tornare a calcare i palcoscenici cittadini.

 

Il sole stempera questa fredda giornata di febbraio battuta da un vento sottile e che crede di essere siberiano. cielo perfetto. siamo stati in spiaggia che oggi sembrava leggermente più pulita del solito. io e Simona armati di palla (un pallone in miniatura, a dire il vero, regalatomi l’anno scorso dal nostro sponsor del Giffoni Film Festival: Diadora e che ormai non vedrà più i suoi gonfi fasti, grazie alle punture poco indolori degli aghi di Elrond) siamo scesi sulla rena di Santa Teresa. Finalmente si corre! L’asfalto ci ha detto la “nostra” Cristina di Petrademone fa male ai suoi cuscinetti delle zampe e così abbiamo cercato qualcosa di morbido.

 

E’ sempre uno spettacolo vederlo predare la palla. Si appiattisce al terreno come se fosse una sogliola in pelliccia e incassa la testa nelle spalle come un ghepardo nella radura della Savana. Attento e puntuto quasi si trattasse di una corsa per la vita o la morte. Lancio! Scatta come un fulmine. L’afferra al volo a volte capriolando sulla palla in movimento. Addio manto nero e bianco, ora è nero e giallastro come i denti usurati di un fumatore di Istanbul!

 

A volte riporta la palla fino a noi, ma senza mai lasciarla tanto, altre volte segue un suo itinerario invisibile e si direzione verso una base che vede solo lui. Ma in tutti i casi non è facile che si separi da questo pallone sgonfiato. Se ne va in giro come se avesse un gigantesco ascesso che fuoriesce dalle labbra.

 

Dopo un pò arrivano sulla spiaggia Luna (il suo amore che in questi giorni ha subito l’operazione di sterilizzazione e ancora non è tornata quella di un tempo in quanto a grinta e a giocosità ed Elrond deve essersene accorto) e i due bellissimi cani di un giovane scrittore di gialli, Gianluca Durante: un husky (che ulula da brividi e purtroppo soffre di epilessia) e un setter (melanconico come un personaggio di Gente di Dublino). Ma Elrond non li teme, giusto un sano rispetto. Non si prende confidenze che non gli sono dovute. Li guarda a distanza e quando Set (l’husky) si avvicina col passo pesante di un imperatore che ne ha viste tante, lui lascia la palla e si allontana un po’ deferente.

 

Stare con Elrond, comunque, non è mai tempo sprecato, non è mai tempo sottratto a qualcosa. E’ tempo prezioso e ogni giorno che passa siamo più felici di aver scelto lui come nostro compagno di viaggio!

giovedì 4 febbraio 2010

100 giorni: DA URAGANO A PERTURBAZIONE TROPICALE

Elrond a 3 mesi

I giorni passano con Elrond e lo vediamo cambiare. Crescere. E non solo fisicamente. Ha quasi 100 giorni di vita e già oltre 10 kg di peso. Ha uno sguardo dolce e attento. Orecchie alte e paraboliche (tutti impazziscono per queste “antenne” sempre all’erta che si muovono seguendo le tracce dei suoni e a volte si uniscono sopra la sua testa dandogli l’aspetto di una devota beghina olandese del seicento!). Coda alla gatto Silvestro e un corpo possente e lanoso, che fa la gioia di bambini e adulti.

 

Decine di persone per strada lo “maneggiano” ogni giorno e io non lo rifiuto a nessuno. Mi piace che sia un cane socievole, abituato alla gente (visto che abitiamo al centro e qui la popolazione umana scorre sempre a frotte). Non è mai schizzinoso con nessuno, ma ha le sue preferenze. Come Anna, la giovane fruttivendola che lavora in una bottega a pochi metri da casa mia, e che incontriamo ogni mattina verso le 8 quando si esce sul lungomare. Quando la vede da lontano schizza verso di lei gioioso, con le orecchie tirate indietro e con un assetto aereodinamico da far invidia a una Ferrari del buon vecchio Schumacher.

 

Con gli altri cani ha sempre un atteggiamento morbido. Nella maggior parte dei casi li osserva prima a distanza. Poi si avvicina di lato. a volte si siede a terra e aspetta che l’altro si avvicini. Sempre si fa annusare per dichiarare la sua identità e spesso va subito pancia all’aria come un orsetto sottomesso (anche questa azione fa impazzire la gente che non può fare a meno di ululare il proprio “che carinoooooo”! a questo atteggiamento che io trovo semplicemente animalescamente corretto).

 

Elrond non si tira mai indietro nel gioco, specialmente coi cuccioli. Non ne fa passare uno in strada senza la voglia di ingaggiare un duello di atterramenti e falsi morsi aggressivi. Adoro vederlo socializzare in questo modo, anche se spesso sono costretto a tenerlo al guinzaglio visto che, pur se centro storico, le auto e i motorini transitano, non così spesso, ma lo fanno. Un altro problema sono gli umani-compagni di questi altri cani. Sempre timorosi, sempre diffidenti, sempre pronti a portar via il proprio cucciolo col timore che possa essere sbranato! Io non sono un esperto, né un addestratore, né tantomeno un professionista cinofilo, ma non posso fare a meno di notare la totale mancanza nei “proprietari” (orribile questa dicitura, ma ci siamo capiti) di cultura e conoscenza dei cani. Ma questo sarà materiale di un altro post.

 

A proposito di auto e motorini e bici. Per il momento il suo istinto predatorio di rincorrere pericolosamente (per lui) le ruote non è ancora sorto e quindi non ho problemi. Specialmente le dueruote gli sono del tutto indifferenti. Sono riuscito a minimizzare l’effetto dei corridori da strada. Colore che praticano footing e jogging, per intenderci. Grazie ai consigli di Roberto Mucelli ho quasi del tutto anestetizzato la sua voglia di lasciare un’impronta dentale sui calcagni nikemuniti di questi sportivi del primo mattino. Ora li vede passare senza troppo scuotersi e anzi guardandomi come ad attendersi un premio per non averli inseguiti e uccisi!

 

In casa la sua furia distruttrice si è attenuata in maniera evidentissima. Immaginate un uragano di forza 5 che diventa una modesta perturbazione tropicale! Non morde più di divano, non morde più noi, va al suo Puff bianco quando diciamo “Puff!” e nel suo trasportino quando diciamo “a cuccia”. Mangia solo dopo che gli abbiamo dato l’ok. Non salta sul divano o sul letto. Aspetta disteso in terra che gli si prepari la pappa. Si riposa ai nostri piedi quando vediamo un film. Si posiziona a terra, con faccia pietosa da mendicante da strada, sistemandosi a un metro e mezzo dalla tavola quando pranziamo. Esce da casa sempre dopo di noi. Non prende il cibo dalle nostre mani se non dopo il comando “vai”. Va a terra, seduto, si alza e salta a comando. Ecco… non è un cane telecomandato (nonostante sia microchippato), ma sta imparando le REGOLE della famiglia o branco, vedete voi.

 

Restano ancora dei problemi da risolvere. In strada continua ad essere un aspirapolvere nonostante conosca discretamente il segnale LASCIA. In casa continua a non stare mai fermo e ancora dobbiamo misurarci col momento in cui sarà lasciato solo. Fino ad ora non è mai capitato, sempre io o simona siamo stati con lui a casa. Vedremo come gestire questa fatidica separazione e vedremo se l’uragano ricomincerà a soffiare distruttivo!

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