domenica 29 agosto 2010

DA PASTORE A SIGNORE DI CORTE: un border collie con collare elisabettiano

collare elisabettiano 3

 

L’eczema umido alla zampa anteriore destra non guarirà facilmente se continua a tenere la fasciatura. Il veterinario ce l’ha detto chiaramente. Quindi ieri abbiamo preso la decisione di liberarlo da questo ridicolo “calzino” imbottito che lo faceva somigliare al capitan Achab di Moby Dick (inquietante sentire elrond nella notte camminare per casa con il rumore sordo come di chi si trascina le scarpe sul suolo per procedere pigramente) e abbiamo optato per il (più grottesco ancora) “collare elisabettiano”.

 

il nome di questo cono di plastica che si piazza intorno al capo del malcapitato cane cerca di nobilitare un aggeggio che è quantomeno scomodo per loro e risibile per chi lo guarda. però a volte diventa una necessità. Elrond continuerebbe a leccare i due piccoli eczemi che ha sulle falangi e quello che ha sul lato della zampetta, aggravandone la situazione. così siamo andati dal nostro negoziante di fiducia e lo abbiamo preso.

 

collare elisabettiano 2Farglielo indossare non è stata impresa difficile. con curiosità Elrond si è avvicinato al collare e ha inserito, quasi spontaneamente, la testa nell’infernale cono. una volta indossato si è tramutato in Furia Cavallo del West. dimenandosi e scalpitando come se fosse stato improvvisamente morso da una tarantola o un demone antico fosse entrato in lui dalle orecchie. nelle fasi concitate dei primi istanti ha sbattuto contro i muri, le sedie, il divano, le nostre gambe. pensavo che volesse sfasciare casa per vendicarsi della tortura a cui lo stavamo sottoponendo.

 

Poi però gli abbiamo dato un osso appena comprato. meglio di un esorcismo riuscito bene, la cosa ha funzionato. il demonio in lui si è placato e ha riacquistato la sua consueta tranquillità domestica. ilproblema è che lui è abituato a tenersi l’osso con le zampe mentre comincia a rosicchiarlo. e il collare elisabettiano non gli permette questa manovra. così per evitare che si innervosisse ulteriormente lo aiutavamo tenendoglielo fermo per lui.

 

Non contenti ci siamo messi a giocare un pò per casa. così da fargli avere una percezione positiva del casco alieno. ogni tanto lo liberiamo, gli facciamo prendere un pò aria. poi lo rimettiamo, ogni volta accompagnando la “vestizione” con una manciata di croccantini. associazione positiva, no?

 

Credo che abbia funzionato. ora indossa e si tiene questo collare con apparente tranquillità, andandosene in giro per casa come un cicisbeo un pò annoiato presso la corte della Regina Elisabetta. ogni tanto fa la lotta con l’osso, ma anche la  notte è trascorsa placida. ogni tanto sbagliando a prendere le misure sbatte contro qualche oggetto di casa, ma complice il caldo asfissiante della quasi africa in cui viviamo e delle corse sul lungomare al mattino e alla sera, riposa molto durante il giorno sognando prati immensi in cui nessun collare “spaccamaroni” possa limitare la sua voglia di fare!

 

 

collare elisabettiano

venerdì 27 agosto 2010

CHI E’ ELROND? – Parte II : le uscite

elrond e i bambini

E veniamo ad un altro capitolo della vita del buon Elrond, il nostro primo border collie (primo?? perché ce ne saranno altri???). Questa volta dedicata alla sfera dell’uscita.
Come ogni buon cane che si rispetti (certo non parlo degli Shar-pei – che si mimetizzano sui divani e ne acquistano le stesse caratteristiche di dinamismo e vitalità.. tanto che il nome completo e scientifico della razza è: Shar-pei Sofà o degli altri simpatici cagnolini d’appartamento che amano le strade come chi soffre di vertigini adora buttarsi col paracadute), Elrond - pur stando bene tra le pareti domestiche – si getta sempre con grande entusiasmo tra le fauci del Mondo esterno.

Stairs surfing
Però non mostra mai segni di impazienza o di follia in prossimità della porta. non corre verso il guinzaglio o si mette a saltellare come un giullare nella stanza barocca di Enrico IV. Io o Simona gli diciamo “usciamo” e lui ci guarda con una certa luce che brilla negli occhi color nocciola. Quasi un sorriso si apre nel suo volto e le sue lunghe orecchie si irrigidiscono ancora di più, raggiungono vette inedite. Aspetta in posizione di “terra” nel piccolo disimpegno tra i nostri due bagni, mentre ci prepariamo per uscire. ci guarda senza mai perderci di vista. non ama assolutamente essere “abbandonato” a casa. Poi una volta che ci avviamo alla porta, sempre stando attendo all’albero/attaccapanni (leggi qui se hai perso il racconto su questo “essere” che lui rispetta), si siede in attesa del collare o della pettorina (preferendo il primo alla seconda. Mentre per il collare prostra gentilmente e con piacere il collo come una vittima di una decapitazione che va incontro con fierezza al suo destino e si dà al boia con tranquillità, per la pettorina “Trixie Easywalk”, lui si mette rigido e indifferente, facendosi afferrare, ma opponendo una leggera e impercettibile resistenza passiva, come se fosse impagliato o come un Ghandi che si ribella con nonviolenza! mi ricorda la frase di Carmelo Bene “sembrava quasi un pinocchio autistico!”).

Prima di affrontare le scale mi guarda e quando ha l’ok comincia a correre. hai voglia a dirgli “piano”! lui è una piccola scheggia e io, che lo tengo con il guinzaglio, sembro praticare una nuova disciplina di sci acquatico, senza acqua, ma con gradini. Lo stairs surfing, potrebbe chiamarsi. Qualcuno potrebbe rispondermi: beh, perché non lo lasci correre da solo per i tre piani di scale? un regolamento condominiale vieta questa libertà. e un paio di volte, tra le tante in cui ce ne siamo infischiati, Elrond non si è intrufolato nell’appartamento aperto della signora del primo piano?! (tra l’altro una megera: magra come una mazza di scopa, scavata in volto, capelli gialli e secchi come stoppa e volgare come un tipico esempio del retaggio della vecchia e un po’ sudicia Salerno. Perché si infila lì? perché c’è un piccolo Shitzu – che, poverino, spesso e volentieri dimenticano fuori dalla porta. Ma questa è un’altra storia e una volta o l’altra la racconterò).

Il lungomare val bene una messa!

Arrivati in strada il suo pensiero fisso non è camminare, passeggiare o godersi lo spettacolo, bensì caracollarsi sul lungomare, che nella sua mente è una luna park. E non posso dargli torto. avendo eliminato molti dei giocattoli a casa, per dargli un pò di regole e non rendere l’appartamento una rovina post-atomica, abbiamo trasferito il “momento ludico” in strada e in particolare proprio sul lungomare. quindi per lui camminare in strada significa raggiungere il prima possibile il luogo eletto. Elrond ha imparato a riconoscere ogni “affluente” che dal corso principale porta a questa “croisette” in salsa meridionale (a sinistra ne vedete un’immagine serale)  e così appena si profila una di queste strade, testa giù e forza di un piccolo trattore per portarci a giocare.
A volte resistiamo, a volte lo assecondiamo (si deve anche passeggiare, non si può correre dietro una pallina tutte le sante volte che si lascia casa). lo schema è questo di solito:

da mattina a notte sempre con lui

1) mattina sveglia in orario compreso tra le 8 e le 9. Elrond non dorme più nel trasportino da un paio di mesi e quindi di notte staziona tra studio e la nostra camera da letto. di primissimo mattino lo si vede aggirarsi ai bordi del nostro letto, come uno squalo che aspetta che qualcuno cada a mare dalla propria piccola imbarcazione. non si azzarda a salire, ma viene a controllare se per caso non siamo svegli. un annusatina in faccia e capisce subito che il sonno ci ha ancora come sui prigionieri. rumore di ossa che schiaffeggiano il pavimento (non si adagia sulle piastrelle, ma proprio ci sbatte con un tonfo terrificante) ed eccolo che torna a dormire, finché non sono io ad alzarmi. L’uscita mattutina è dedicata al gioco sul lungomare. appena arrivato tra le aiuole mi guarda, si volta verso di me e con un’espressione da scugnizzo mi chiede “e allora, la tiri fuori la pallina?”. e io lo libero del guinzaglio e comincio la mia routine di gioco. ma sarà vero gioco o per lui è lavoro? (aspetto vostre risposte miei saggi borderisti e non solo). lui fa dei percorsi, tipo agility, seguendo la mano con incredibile precisione tra le varie aiuole e gli alberi e alla fine gli tiro la palla che lui prende quasi sempre al volo, riportandomela o aspettando che io lo rincorra. torniamo a casa dopo un’oretta o poco più (certo non correndo sempre. cerco di dargli riposo sennò mi esplode!)

2) ora di pranzo. si esce verso le 13. in estate la temperatura dalle nostre parti rasenta quelle africane. e non si vede una nuvola da mesi. quindi preferisco non portarlo al lungomare dove mi renderebbe la vita impossibile per poter aver ancora la sua dose di palla (drogato!): caldo o non caldo! quindi si passeggia per una mezzoretta sul corso pedonale. manco a dirlo: il suo sguardo malinconico è sempre proiettato verso il luogo dei desideri, dove il mare carezza la riva, dove le palme crescono rigogliose, dove tanti cani spargono i loro delicati effluvi a zampetta alzata o sedendosi per terra, dove bici e uomini si alternano in preziose coreografie! ma deve passeggiare e passeggia.

3) intorno alle 18/18:30 si esce ancora per la “serale”. durata di oltre 2 ore. lungomare ancora! prima dell’eczema che ancora affligge la sua zampa anteriore, andavano anche in spiaggia. ora il veterinario ce l’ha sconsigliata e quindi si corre ancora sulle zone verdi dei piccoli prati ridimensionati ad aiuole.

4) notturna. dopo il film che praticamente ogni sera io e simo ci gustiamo, salutiamo il giorno che muore con un’ultima uscita. giusto il tempo di innaffiare con la sua pipì qualche auto parcheggiata e qualche pezzo di muro, dove altri cani hanno osato lasciare traccia della propria presenza.

questa è la routine, ma spesso ci scappano altre uscite, perché provo a portare Elrond sempre con me. quando raggiungo BlockBuster, quando vado dal medico, quando devo comprare qualcosa, quando devo sbrigare qualche servizio. ovunque io possa portarlo senza creare intralci o problemi, lui è con me.

e coì sia. fine della seconda parte. ma ce ne saranno ancora, se avrete voglia di leggerle.

mercoledì 25 agosto 2010

10 mesi – CHI E’ ELROND? Parte I: le fobie

Old Elrond

 

Dieci mesi con Elrond. La piccola peste che correva in giro per casa e aveva deciso che era arrivato per noi il momento di cambiare di divano e tappeto, ora è un cane. equilibrato e tranquillo (per quanto la sua natura di border glielo permetta), concentrato e simpatico. ma veniamo a farne una sorta di carta di identità per conoscerlo un po’ meglio – qualcuno di voi gentili lettori potrà pensare “si ma a che pro? perché dovrei conoscerlo meglio?”. la risposta non la conosco. ma se avete la pazienza di andare avanti forse si può creare un territorio di confronto tra il mio e i vostri amici in pelo, lingua e zampe.

 

Fobie.

Un uomo è le sue paure. Scrisse Kafka (per inciso il mio scrittore preferito, tanto che sulla spalla ho il tatuaggio con la sua K autografa). questo vale pure per i cani a mio parere.

Elrond non ha particolari paure. I botti gli fanno un baffo. Una volta eravamo sul lungomare – tanto per cambiare… ormai la gente pensa che il mio lavoro sia il dogsitter o il nullafacente, visto la quantità di tempo che dedico a questa dolce attività – e nel cielo sono comparsi improvvisamente dei fuochi d’artificio. Elrond è schizzato sull’attenti e la testa è diventata tutta un fremito. le sue orecchie paraboliche (vedere le foto per credere – sono così grandi che forse dovrei farle omologare al PRA e farci mettere su la targa!) si muovevano in tutte le direzioni. e improvvisamente ha cominciato a correre in direzione delle coreografie pirotecniche nel cielo, saltellando allegramente come una vispa teresa sui prati del lungomare. mentre gli altri cani andavano chi a tuffarsi sotto gli alberi, chi a nascondersi dietro le gambe dei padroni, chi a tuffarsi a mare disperato, chi ad abbaiare istericamente, come una comare che strilla contro il pudore offeso da un giovane screanzato!

 

le auto non lo spaventano, né le rincorre. più che altro a volte si affaccia ai finestrini delle macchine parcheggiate per strada. così come a voler vedere chi c’è dentro, con la  naturalezza di un “guardone” e la curiosità di un ficcanaso perdigiorno. a volte si ferma a fissare le persone che sono al volante, sempre mentre l’auto è ferma. resta così tanto in posizione  da metterle in imbarazzo. Alcuni giorni fa un signore di una certa età – con una buona dose di spirito – allo sguardo fisso di Elrond che era rimasto impalato a osservarlo, si è rivolto a lui con queste parole: “scusate brigadié megg’ scurdat patent’ e librett’ a cas’” (traduzione per i non madrelingua del dialetto campano “scusate brigadiere, ho dimenticato a casa la patente e il libretto!”)

 

Non è una fobia, ma diciamo che proprio non sopporta il rumore delle tende veneziane. in particolar modo c’è un balconcino dei nostri dirimpettai (e vivendo nel centro storico la distanza che ci separa potete immaginare che è piuttosto ridotta) che è un vero tormento per i nostri timpani. perché ogni qual volta le persone di fronte tirano su le veneziane, Elrond – memore delle parole del gladiatore Massimo Decimo Meridio - “scatena l’inferno”. Abbaiando come un forsennato in posizione di difesa del territorio, tanto che ormai i vicini ci hanno fatto il callo. anzi la signora di fronte ha due nipotine che impazziscono per Elrond, il quale a sua volta – visto che fanno rumore con le veneziane – amerebbe tanto sbranarle! (si fa per dire, lui è pazientissimo con i bambini). e la nonna dice “avete visto che bello il cagnolino!” mentre in quel momento elrond si è trasformato in un feroce cane da guardia e sembra un ossesso. alla faccia del cagnolino!

 

stiamo lavorando affinché perda questa cattiva abitudine, ma per ora speriamo più che altro che la famiglia di fronte esca il meno possibile sul proprio balconcino.

 

alberoattacca In casa Elrond ha un certo rispetto reverenziale per l’albero-attaccapanni. no… non è un personaggio di una fiaba illustrata o di  una avventura fantasy, piuttosto è un vero tronco di albero del caffé brasiliano che io ho in casa a mo’ di attaccapanni. (potete vederlo nella foto accanto). Qualche tempo fa, il “nostro” aveva circa 5/6 mesi,  si mette a giocare con una busta appesa a uno dei rami. Tira e tira, logicamente l’albero traballa e viene abbattuto. vi lascio immaginare il fragore (non proprio come quando viene tirata giù una sequoia secolare, ma sul pavimento di casa fa un bell’effetto… chiedere alla famiglia che abita sotto da noi). credo che voi possiate immaginare anche la reazione del prode Elrond, che coda tra le zampe e faccia a siluro (chiamo così quando le orecchie spariscono sulla testa e la conformazione della testa diventa aereodinamica, per correre più velocemente) è scappato nel punto più distante della casa. da allora l’albero per lui è vivo (neanche fosse uno di quelli della Vecchia Foresta ne IL SIGNORE DEGLI ANELLI) e ha un pessimo carattere. quindi quando deve avvicinarsi, per forza, visto che è posizionato accanto alla porta di casa.. lo fa con delle manovre circospette e disegnando immaginari cerchi intorno per trovarsi al raggio più distante possibile dal signore attaccapanni!

lunedì 23 agosto 2010

UN CANE NUOVO DI “ZECCA”

Elrond fasciato
Dopo alcuni mesi di inattività il blog di Elrond riprende a vivere.
ne sono successi di avvenimenti da quando aveva 4 mesi ad oggi (dopodomani ne compie 10), ma sorvolerò per venire alla stringente attualità.

Un’ordinaria domenica di terrore
calda domenica 22 agosto. pomeriggio. A casa mia sono venuti a trovarmi alcuni amici. tra questi c’è Luke, uno dei miei più vecchi compagni di lavoro e di risate. cito lui perché alla prima (e fino a ieri unica) volta che era stato nel nostro nuovo appartamento aveva assistito alla scena macabra – che sembrava uscire direttamente da un film sulla linea di ALIEN o di uno splatter alla HOSTEL – di Elrond che rigurgita sulle mattonelle candide un calzino nero, così lungo che sembra appartenere a un orco delle fiabe. “non è possibile che quella “cosa” era dentro il tuo cane!” esclama esterrefatto e distrutto dalla visione.
Torniamo a ieri. Stiamo parlando amabilmente quando mi accorgo che sul pavimento ci sono delle chiazze di sangue. Immediatamente penso che Elrond si è procurato un taglio sotto i cuscinetti della zampa. con una manovra di avvicinamento degna di un marine addestrato alla guerriglia urbana mi avvicino al quadrupede, molto molto restio a farsi “maneggiare”. ha come un sesto senso per le nostre attenzioni mediche!
Riesco a bloccarlo e controllo. niente sangue dalle zampe. il mistero si infittisce. piovono le ipotesi dai miei amici. allora passo la palla (di pelo) a Simona. la quale comincia a maneggiare il piccolo. dopo un po’ l’amaro verdetto! ha trovato una zecca!
In casa sento serpeggiare il terrore. un mio amico di Roma guarda l’orologio nervosamente. è ora di tornare a casa. l’aspetta un lungo viaggio verso la capitale. è in harley davidson, meglio prendere la strada. gli altri cominciano a dare consigli su come estirpare il temibile emotofago dalla carne del mio cane. Luke ricorda una puntata di DOCTOR HOUSE in cui una zecca si impianta nella zona vaginale di una ragazza causandole le più grandi atrocità che mente umana ricordi (sconsiglio quella serie TV agli ipocondriaci e paranoici come me!)
Simona si arma di pinzette e con precisione chirurgica estrae l’animale. ma dopo un poco scopre che ce ne sono ancora attaccate alla sua pelle. a questa notizia gli amici restanti salutano per degli impegni improvvisi e veloci, come valentino rossi quando si accende la luce verde dei semafori del gran premio, prendono la via della porta. (consiglio utile: quando avete ospiti indigesti a casa – non era il mio caso ieri – tenete una zecca di scorta a casa e cacciatela al momento in cui decidete che ormai la serata è durata troppo. risultato assicurato). immagino Luke cosa possa pensare: due volte a casa mia, due volte Elrond si è tramutato in un “veicolo del male”!

Le grandi manovre – ovvero guerra alla zecca
Presto entriamo in zona incubo. quello che sembrava un’isolata presenza nefasta diventa la punta di un iceberg raccapricciante. scopriamo che Elrond è diventato un condominio a prezzi stracciati per zecche assetate di sangue. con enorme difficoltà placchiamo il nostro border (per chi è pratico di football americano lui è peggio di un running back da All Stars: sguscia e corre senza possibilità di essere fermato, a meno che non lo chiudi in un angolo e ti prepari a mosse di bloccaggio da maestro yoga).
Scopriamo che questi schifosissimi avanzi di creato hanno colonizzato anche la zona genitale e lì non sarà bello intervenire. infatti Elrond accenna a morderci (ma non lo farebbe mai, sono solo avvertimenti) e ringhia come Cujo, il cane infernale. comunque l’operazione va avanti e mentre io lo reggo (con enormi difficoltà), Simona continua a pinzettare via le zecche che poi ripone in un tovagliolino di carta, lo impacchetta e lo schiaccia per benino. Questo pacchetto macabro finisce nel wc dove lo attende una potente tirata di sciacquone. certo potremmo anche bruciarle prima (o piantare dei paletti di frassino nei loro cuori – ammesso che lo abbiano – o spararle con delle pallottole d’argento), ma ci sembrava un trattamento eccessivo, neanche dovessimo uccidere uno di quegli alieni immortali che infestano la terra nei film di fantascienza.
alla fine della serata (dopo oltre un paio d’ore di operazione) contiamo oltre 60 zecche estratte e purtroppo ci rendiamo conto che ce ne sono molte anche sul pavimento. ancora vive e dannate. stiamo attenti a non schiacciarle. abbiamo letto in qualche pagina di Santo Internet che se lo fai rischi di spargere ovunque le loro uova. proprio non ci va di avere del caviale di zecca che prolifera nel nostro appartamento (e intanto l’immagine già so che mi terrorizzerà per giorni).
Andiamo a dormire con un peso sul cuore. siamo due apprensivi cronici (io e simo) e già immaginiamo le “peggio cose”.

Dal veterinario

In questo periodo attendo la nuova auto che sostituisce il mio maggiolone cabrio, immolato alla causa di Elrond. per questo siamo a piedi. e così per raggiungere il nostro veterinario ci aspettano 3 km ad andare e 3 km  a tornare armati solo di scarpe ginniche (sapendo bene che il buon Elrond si ferma o vuole fermarsi a tutti gli alberi, tutti i lampioni, tutti cassonetti lungo la strada), nel bellissima calura afosa di questo lunedì d’agosto.

Verdetto del veterinario: facciamo del frontline combo che ucciderà le zecche rimaste e protegge anche a livello “ambientale”. facciamo il vaccino contro la malattia di Lyme (logicamente se ora l’ha presa non possiamo certo così debellarla) e a metà settembre analisi del sangue per vedere eventuali patologie. disinfestazione con biokill da spruzzare per casa, senza esagerare. in più ha riscontrato uno hot spot (termine molto più chic che sostituisce l’antico e più terrorizzante: “eczema umido”) sulla zampa anteriore destra che ha subito curato con una medicazione e per evitare che con la lingua continui a farsi del male, ha anche fatto una bella fasciatura (come potete vedere nella foto su). i guai per Elrond non finiscono mai. come ha detto il buon Mauro Massi: “i border si rompono facilmente, ma con altrettanta facilità si mettono a posto”.

Torniamo a casa con un elrond fasciato e la speranza che guarisca presto.

mercoledì 10 marzo 2010

COME EVITARE CHE ELROND ABBAI AL MOSTRO FOLLETTO

Gli errori di ingenuità prima o poi si pagano, gli errori di inconsapevolezza e goffaggine anche!

 

Antefatto: quando Elrond arrivò a casa nostra era periodo di festa. Il 28 dicembre. C’era ancora il bell’albero di natale  messo su con la solita maestria da Simona. Dopo la timidezza iniziale, già dal secondo giorno, il nostro cucciolo sembrava interessarsi particolarmente a quel verde abete di plastica pieno di palle colorate e di luci rosse intermittenti. Si avvicinava con discrezione nelle prime ore. Ma già il 30 dicembre aveva cominciato la sua campagna di attacco all’albero, neanche fosse la squadra dei marines di Avatar che bombarda il Grande Albero-Casa dei Na’vi.

 

IMG_1233

 

Io e Simona avevamo letto tanto sui cani, ma non abbastanza dal sapere come scoraggiare una piccola palla di pelo dal morire fulminato mordendo i fili di luci colorate o rovinando il complesso gioco di ornamenti preparati da mia moglie. Allora, e qui viene l’errore madornale, ci venne la malsana idea di utilizzare il Folletto della Vorverk (quella indispensabile scopra elettrica presente in molte case italiane e non solo) per spaventarlo.

 

Bastava avvicinargli il muso piatto rombante dell’aggeggio per farlo schizzare via dall’albero. Ridevamo di questa trovata! Ridevamo a vederlo saettare lontano da quel mostro biancoverde che aspira e ansima come una macchina infernale.

 

E oggi? Oggi che Elrond a quattro mesi suonati ha trovato la sua voce (un abbaio sonoro e cavernoso che nel mio appartamento si amplifica paurosamente) ci sta facendo pagare l’errore di quei primi giorni dicembrini. Ogni volta che si attiva il Folletto Elrond scatta con la sua tempra vigorosa e comincia ad abbaiare furioso, saltellando isterico e a denti scoperti verso questo mostro rumoroso. Non c’è modo di fermarlo, tanto che per pulire in casa eravamo costretti a metterlo nel trasportino.

 

Scrivo “eravamo” perché da ieri abbiamo escogitato un sistema, non per inibire l’abbaio che forse servirebbe a poco, ma per rimodellare la sua risposta emotiva al mostro Folletto. Ieri sera prima di cena abbiamo cominciato a far cadere sul pavimento dei croccantini nel momento in cui ho preso in mano la scopa elettrica, spenta. Inizialmente la sua reazione è stata la solita: abbai e strepiti, denti e paura difensiva. Però ogni volta che faceva così, Simona lo richiamava lontano e lo premiava di continuo mentre non abbaiava, anche facendolo mettere seduto.

 

Col passare dei secondi Simona faceva cadere i croccantini sempre più vicino alla scopa. Premiando il suo silenzio. Addirittura siamo arrivati anche a mettere dei croccantini direttamente sul muso della scopa. e lui li ha presi tutti. E’ sempre un border-ciccio non dimentichiamolo. Poi abbiamo attivato la scopa e il suo rumore. Continuando a premiare la sua tranquillità e stornando la sua attenzione paurosa senza mai dire No, ma solo portandolo più lontano dal problema.

 

Non voglio dire che abbiamo risolto il problema, non è così. Ma oggi lo abbiamo riproposto prima della pappa mattutina e devo dire che i miglioramenti sono notevoli. Continueremo pazientemente, evitando di stressarlo, ma provando a fargli associare il Folletto a un’anima gentile e non a un mostro dal roco vociare.

 

Quello che mi preoccupa è che, finito il problema dei bisogni in casa (da 12 giorni non sporca in appartamento) ora inizia quello dell’abbaiare. Vedremo le evoluzioni.

martedì 9 marzo 2010

AVATAR E I DUE CALZINI

4mesi_primo piano Questa storia risale al mese scorso. Al 12 di febbraio per la precisione. Fredda giornata di questo interminabile inverno. Primo pomeriggio. Ho un’idea: andiamo a vedere Avatar in 3d al cinema.

Elrond ha 3 mesi e mezzo. Non lo abbiamo mai lasciato da solo a casa. E’ il momento di provare. di rischiare.

Mettiamo in sicurezza lo studio, togliendo cavi elettrici pericolosi e tutto ciò che afferrando con la sua bocca può metterlo nei guai.

 L’unico problema che mi lascia in ansia è il divano verde vecchio che ogni tanto il cucciolo prende a mordere nell’angolo in basso. Non mi importa del sofà, ma solo della spugna che lo imbottisce e che qualche volta prende di mira (più per attirare l’attenzione che per una autentica voglia di  mangiarla, credo).

Lo attiriamo nella stanza con un po' di croccantini, disponiamo qualche osso di pelle di bufalo per i prevedibili momenti di noia, un giornale a terra con la faccia di qualche politico in primo piano per stimolare le sue eventuali funzioni fisiologiche, preghiamo tutti gli Dei di nostra conoscenza affinché non succeda nulla e chiudendo la porta a scorrimento ci avviamo alla soglia di casa, sotto il peso di autentici sisifici macigni (sensi di colpa e ansia) alla visione del film. Ne abbiamo scelto anche uno bello lungo così da mettere in seria difficoltà le nostre deboli coronarie.

Per la recensione di questo magnifico film ho un altro blog (qui), ma quello che resta memorabile di quella esperienza è l’angoscia che qualcosa di brutto potesse essergli accaduto lungo tutte le quasi 3 ore di proiezione. più che per il destino dei Na’vi mi preoccupo per la sorte del nostro mastro Elrond lasciato solo a casa, con il suo pazzo cervellino sempre in movimento.

Così quando il film è finito ci siamo fiondati fuori dalla sala, come se fossimo pompieri chiamati di urgenza a spegnere il rogo di una casa piena di persone. Se avessimo avuto anche il loro palo per scendere (avete presente quello che usavano anche i Ghostbuster nell’omonimo film degli anni 80?) avremmo utilizzato anche quello per arrivare prima!

Saliamo nella mia auto e nonostante imperversi il temporale divoro a velocità folle i circa 10km che dividono il multiplex The Space da casa mia.

Io vado a parcheggiare e Simona si caracolla a vedere cosa è successo in casa. Mi chiama al cellulare Simona, ma senza inflessioni drammatiche, solo divertite.

Mi dice ridendo: “è uscito dalla stanza!”. Nella mia mente già si disegna il profilo del puro caos. Immaginarlo da solo in casa, col divano bianco nuovo nel salone, la cucina a portata di mano (di bocca, pardon) e tutto il resto mi fa quasi svenire dal timore. Dico a Simona di attaccare: “vengo subito”.

Un paio di minuti dopo sono già nel nostro appartamento, che sembra sì abbia sopportato l’arrivo di ladri a casa, ma senza quel tipico macello post-uragano che potevo aspettarmi.

Il divano bianco non è stato nemmeno toccato, non ci sono pipì o peggio sul pavimento. Ma un paio di calzini stracciati in cucina, carta sventrata dappertutto e poi ben due porte di altrettante stanze aperte! anche quelle erano chiuse, ma lo scassinatore zamputo si sarà messo di impegno fino a farle scorrere e poter finalmente fare man bassa dei panni inerti sulle mattonelle. Simona mi riferisce della sua sorpresa nell’averlo trovato ad accoglierla davanti l’uscio di casa, seduto nel mezzo del salone con la coda che scodinzolava soddisfatta.

Ad un inventario veloce ci accorgiamo che mancano 2 calzini di Simona. Andiamo nel panico. Li cerchiamo ovunque. non ci sono.

Chiamiamo la nostra veterinaria che non ci tranquillizza per nulla, anzi ci allarma ulteriormente  affermando che se li ha ingurgitati interi rappresentano un vero pericolo per il suo intestino. Cosa fare?

Ci propone di far sì che vomiti. Come? Facendogli ingurgitare dell’acqua ossigenata. Solo un po', logicamente. Giusto il contenuto di una siringa. Vado giù in farmacia (che fortunatamente è proprio sotto al mio portone) e compro il necessario.

Arrivato a casa, riempio la siringa (senza ago) di perossido di ossigeno (il nome scientifico dell’acqua ossigenata) e con l’inganno ne spruzzo il contenuto nelle fauci spalancate del piccolo distruggitore di appartamenti.

Tempo neanche un minuto ed eccolo che irrora il nostro pavimento delle sue fumanti viscere rivoltate. E lì dentro ecco i due calzini incriminati! Simona si fa anima e coraggio e controlla che siano proprio quelli mancanti e che siano intatti. Risposta affermativa (e quasi collasso dallo schifo!)

Torna la tranquillità. E come tutte le favole a lieto fine c’è anche la morale: da quel giorno ogni volta che usciamo lasciandolo solo, il suo posto di attesa non è una intera stanza, ma il suo confortevole trasportino ben chiuso! Vediamo come lo apre quello!

mercoledì 3 marzo 2010

UN ASINO ALL’UNIVERSITA’ – born to gathering

139 giorni_conosso Questo è il resoconto fedele dell’ultima avventura di Elrond, così come mi è stata narrata da colei che l’ha vissuta (mia moglie Simona), perché io ero fuori – come ogni weekend.

Uno degli spazi più belli dove portar a scorrazzare Elrond è l’università degli studi Salerno, le cui facoltà scientifiche sono dislocate a Baronissi, tra ampi pianori erbosi, dolci declivi e pulitissime zone alberate.

Così, quando può, Simona si avvia con il nostro cucciolo in facoltà. Lì Elrond si scatena, correndo libero e gioioso e ignaro delle dinamiche intellettuali, culturali e accademiche che prendono vita nei bui recessi di quegli edifici.

I prati universitari sono adiacenti a campi di contadini e ad aree destinate al pascolo. anche di pecore.

Ma quello che si è presentato di fronte agli occhi increduli di mia moglie, non era una tenera e haidesca (da Haidi) pecorella, ma un cocciuto e pinocchiesco asino. Un asino dalla testa enorme e dal muso lunghissimo. Il ciuchino si era allontanato dalla sua mandria, per arrampicarsi lentamente sul dorso della collinetta che portava al posto dove Simona correva con Elrond.

Alla sua vista Simona si è un po' spaventata. Siamo poco avvezzi, noi grigi esseri di città, al contatto con la natura e i suoi abitanti, così presenti nel nostro immaginario culturale, ci appaiono come alieni una volta visti da vicino.

Ed Elrond? Inizialmente ha guardato questo bestione dall’espressione poco intelligente con l’aria di chi non sa quali pesci pigliare. Quell’espressione da punto interrogativo che compare al posto del suo volto sempre attentissimo.

Quando l’asino si è avvicinato ancora di più, forse ha acceso nel nostro cucciolo il software del border collie. Quel programma che la Natura e il suo sangue hanno geneticamente predisposto di default nel corpo di questo cane speciale. Nato per radunare, born to gathering!

Così ha cominciato ad abbaiare con la sua voce stentorea, correndo intorno all’asino imbesuito. Poi per farlo spostare ha cominciato a puntare le sue zampe.

Abbai sempre più grossi e saltelli da pastore veterano, sguardi decisi e assertivi, ancora abbai.. finché il povero asino non ha potuto fare altro che muovere il suo pesante culo e dirigersi verso il suo gruppo, con l’aria di chi pensa “ma guardo sto cagnetto… non poteva farsi gli affari suoi… una volta che mi allontano per starmene per fatti miei!”.

Intanto Elrond si è misurato per la prima volta nella sua giovane vita con il richiamo della sua natura e della sua inclinazione istintiva a radunare, come un sergente di ferro stile Full Metal Jacket o come una maestra elementare vecchio stampo, di quelle zelanti e un pò petulanti! Care vecchie maestre!

giovedì 25 febbraio 2010

DACCI OGGI LA NOSTRA ROUTINE QUOTIDIANA – 4 mesi

Costruire una routine per un cane è come gettare delle solide fondamenta per un edificio. ti assicuri stabilità. allora pazientemente stiamo provando a modificare le nostre giornate tanto da strutturarle in modo che tutto combaci.

 

Faccia da Elrond

 

Il giorno inizia intorno alle 8. Alzarmi dal letto, mentre la pioggia frusta i vetri e il tepore delle coperte è una morbida carezza, a volte è come uno schiaffo in faccia. Mi sveglio pensando ai giorni pre-cane quando non avevo limiti al mio sonno e potevo decapitare il sonno a mio piacimento. Ma mi consolo dicendomi, mentre infilo le calze al rovescio e gli occhi sono aperti come due fessure invisibili, che: svegliarsi presto fa bene perché la giornata così è più lunga, passeggiare al mattino (prima di fare colazione) fa bene perché  è molto indicato per chi desidera perdere peso (poiché il corpo, non avendo ancora introdotto zuccheri freschi, cioè energie immediatamente disponibili, ricorre maggiormente al consumo di glicogeno, il grasso accumulato come riserva corporea), portare un cane a spasso fa bene per le relazioni sociali e per assaporare un volto diverso della propria città. Ah potenza dell’autoconvincimento!

 

La passeggiata va avanti a lungomare per circa un’ora. Elrond è sempre al guinzaglio. Piccolo, ma è già un tiratore professionista. Uno di quelli che mettono a dura prova le articolazioni della spalla e la muscolatura delle braccia. Ogni volta che il guinzaglio va in tensione mi fermo. attendo che si fermi e riparto. Chi mi vede per strada forse mi prende per matto. Elrond logicamente fiuta alla ricerca dell’ottimo cibo-spazzatura da strada cittadina. sto sempre attento ad evitare che arrivi sulla preda. Ha una predilezione per le cartacce bianche che afferra a velocità fulminea. quando dico LASCIA, 8 volte su 10 la lascia, chiedendo in cambio qualcosa. Se afferra bicchieri di plastica o qualcosa di commestibile la percentuale di abbandono della preda scendono allo 0%.

 

Finita la passeggiata durante la quale provo a seguire una mia strada a volte forzando la sua testarda voglia di seguire un proprio percorso, mi fermo su un’aiuola (di quelle lunghe una ventina di metri) di prato, stando attento a non calpestare i bisogni degli altri cani (ma fallendo spesso in questa impresa),  e cominciamo per una decina di minuti il lancio della pallina. Dopo aver corso per afferrarla quasi sempre la riporta, qualche volta invece se la tiene per sé un pò più a lungo guardandomi con la faccia di chi non capisce cosa gli stia chiedendo visto che quella cosa gialla e rotonda che ha tra le zanne non è altro che un prolungamento fisico della sua bocca!

 

Torniamo a casa. Il percorso ormai lo conosce bene. Ma lo fa al guinzaglio comunque,anche perché ci sono un paio di vie a scorrimento sostenuto da attraversare. Arrivato in appartamento è il momento della pappa (150 gr di crocchette Hill’s) che consuma nel trasportino alla velocità che impiega l’elettrone a farsi un giro intorno al nucleo di un atomo.

 

Ora dovrebbe essere esausto, satollo e rilassato e quindi pronto al riposo. Macché. Si  muove per la casa come una tigre in una savana senza cacciatori. Vuole salire sul banco della cucina, sul tavolo da pranzo, sui mobili o sul divano nuovo, logicamente bianco! Afferra tutto ciò che è afferrabile e guai a lasciare aperte le porte dei bagni o della camera da letto. Il rischio è che svuoti i cesti dei panni sporchi o prenda calzini in terra o cuscini sul letto. Quindi bisogna stargli dietro sempre. Per evitare di vivere con gli occhi incollati al suo corpo pelliccioso e quindi perdere il lavoro per negligenza, sia io che Simona, decidiamo di metterlo a riposo nel kennel. Lo attiriamo nel trasportino con un paio di crocchette, gli diamo il comando CUCCIA e lo chiudiamo per un’oretta e mezza. di solito crolla addormentato quasi istantaneamente, o al massimo dopo pochissimi lamenti.

 

Verso le 12:30 si esce ancora per una lunga passeggiata pre-prandiale. Di solito di questa se ne occupa Simona, quando io sono al lavoro. In giornate come oggi, in cui il sole è alto e muscoloso, è un gran piacere attraversare la folla e mescolarsi all’odore di salsedine che viene dal mare. Purtroppo la spiaggia è impraticabile, perché è sporca come una discarica. Forse per la mareggiata di questi giorni (ci sono anche 2 o 3 carogne di animali non ben identificati), ma certo l’incuria di chi dovrebbe occuparsene è vergognosa. In media un’altra ora /ora e mezza di cammino, di incontri con altri cani, di piccole lotte (specialmente quando incontra i suoi amici storici, che purtroppo per loro diventano sempre più piccoli nei confronti della sua stazza che cresce a vista d’occhio).

 

A casa pranziamo, mentre lui si mette in un angolo piuttosto lontano dove si aspetta che riceverà qualche briciola di pane. Sa che gli conviene starsene lì piuttosto che venire a elemosinare ai nostri piedi. Non otterrebbe nulla. Qualche volta capita anche se si addormenti da solo, così per terra o sul vecchio divano che ora è nello studio. Ma è raro. le sue batterie sono quelle certificate per Border: ovvero inesauribili. Dobbiamo stare attenti mentre apparecchiamo la tavola o quando sparecchiamo. lo squaletto è in agguato e balza sul grande tavolo nero di cristallo, mettendosi in piedi sulle zampe di dietro, con estrema rapidità. anche in questo caso confidare nella sua voglia di riposare è utopico, quindi lo “aiutiamo” a farlo, confinandolo un po’ nel trasportino per un altro paio d’ore massimo.

 

Quando si sveglia fuggiamo subito fuori, per evitare le sue bionde benedizioni di pavimento. Quando piove è giusto il tempo di espletare le sue funzioni fisiologiche, altrimenti è il momento per una nuova passeggiata, questa volta per il corso principale della città. Isola pedonale, molto frequentata da persone e cani. praticamente nel pomeriggio tutta Salerno si riversa lungo questo chilometro e mezzo di eleganti negozi, luci e acciottolato. Ho sempre pensato che in questa città si lavora poco, la gente però qui è professionista nell’arte antica dello struscio: ovvero nel camminare avanti e indietro per il corso chiacchierando e lanciando sguardi alle vetrine.

 

A casa giochiamo al lancio dell’osso di gomma che lui ama da morire. io lancio, lui riporta questo bell’osso rosso tutto salivato! andiamo avanti così per qualche minuto. poi passiamo al tira&molla, che però lo eccita molto (a dire il vero ci vuole poco a eccitare questa peste!). tra una cosa e l’altra si fanno le 19-19:30. Si esce ancora, se riusciamo prima che abbia già irrorato le nostre mattonelle domestiche. Comunque prima della seconda pappa si va fuori, anche se solo per una mezzoretta.

 

Arriva il momento in cui io e simo abbiamo voglia di rilassarci. secondo voi lui è dello stesso avviso? direi di no. e come si va a vedere un film sul divano se questo diavoletto non vuole saperne di accomodarsi un po’ e mettersi in stand-by? Ci proviamo in tutti i modi: ossa di bufalo, carezze quando si mette a terra, preghiere in lingue sconosciute (!) Alla fine ricorriamo al buon vecchio trasportino. un paio di crocchette, Cuccia e lui si infila dentro e dorme beato (dopo un paio di minuti di “scavo & gratto” alle pareti di plastica e qualche guaito per accendere la pena in noi, cosa che fallisce miseramente!) fino ai titoli di chiusura.

 

E’ mezzanotte o qualche minuto in più. si esce per l’ultima volta. L’aria pungente. la città che dorme. Elrond che si sveglia a poco a poco… e già vuole saettare di qui e di lì. Ma dopo un pò si rientra e il caldo trasportino lo accoglie di nuovo per il lungo sonno al buio. Buonanotte Elrond, a domani!

giovedì 11 febbraio 2010

IL PORTO DELLE NEBBIE – passeggiando col border collie

Ci sono certe mattine che portano impresse nel petto una poesia naturale. E scopri che portare fuori il tuo border collie alle 8 (io che prima di Elrond non mi alzavo mai prima delle 9:30/10) non ha alcun peso e non può essere associato alla parola sacrificio.

 

Stamani io ed Elrond abbiamo fatto un giro sul porto. Dentro l’aria bagnata e il cielo orlato da nubi vaporose, morbide, stracciate. Il mare urlava contro gli scogli, furioso e schiumante. E l’odore antico della salsedine si alzava in folate orizzontali. Io e il mio Elrond. Io e il mio cane, anche se ancora cucciolo.

 

La pioggia è stretta e fitta. Ma innocua. Elrond sembra non avvertirla, tranne quando si strizza nella tipica “Mossa” da cane fradicio. incontriamo una signora con un beagle ben bardato in una dog jacket azzurra, molto trendy. Vede Elrond e quasi scandalizzata mi chiede : “ma non glielo metti il cappottino?”. Io la guardo sorridente e rispondo “no, è un cane da pastore che viene dai paesi freddi… si abituerà al freddo e alla pioggia”. Ma dentro di me penso: “Non gli infilerei un cappotto o una giacchetta neanche se mi pagassero. Odio i cani umanizzati”.

 

Il porto coperto da questa nebbiolina di pioggia è silenzioso, tranne per il frangersi delle acque contro la chiglia delle imbarcazioni ormeggiate e per il mare che borbotta in onde grosse. E’ uno spettacolo incantevole ed Elrond ne sembra affascinato. Quando il mare sale sugli argini e prova a lambire le sue belle zampe grandi lui si spaventa e si ritrae. Ma è roba da poco, Elrond non è un cane pauroso.

 

occhio in sfocus Mi accorgo di quanto io sia legato al mare e di quanto sia bello avere un cane accanto che ti guarda per sapere “cosa fare”, quale direzione prendere o semplicemente per implorarti a dargli del cibo (eh sì Elrond è pur sempre un borderciccio! Ho visto altri cani in giro, ne conosco tanti, ma il modo in cui ti guarda un border collie mi sembra unico. In tutta sincerità.

mercoledì 10 febbraio 2010

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA


Il primo giorno di addestramento non si scorda mai! Io e Simona siamo felici di cominciare. Forse Elrond un pò meno perché dobbiamo prendere l’auto per arrivare al campetto dove ci aspetta Giovanna Nappa, un’addestratrice che ha lavorato con Luca Migliavacca (lei è istruttrice x-plorer dog solution) ed ha uno splendido border femmina di nome Cassandra. I suoi cani (ha anche un paio di labrador) “lavorano” con l’Humanitas Salerno per la ricerca tra le macerie e il soccorso. Onestamente è un’area di lavoro che mi intriga e non mi spiacerebbe impegnare il piccolo demone di Petrademone nel sociale!

Torniamo ai suoi problemi con la mia auto. Ormai già quando vede le portiere aperte comincia a “schiumare” con la bocca. è riluttante nel voler entrare, a dir poco. Evidentemente associa il mio maggiolone cabrio a una trappola in cui rimestare l’intestino. Su suggerimento di Giovanna (e ancor prima dell’ottimo Barney Stefano Manganello – una persona eccezionale e vero santone dell’attivazione mentale!) io e Simona stiamo cercando di dissociare le sue esperienze negative con l’auto a favore di una visione più positiva dell’ambiente-macchina.

Così ieri lo abbiamo invitato gentilmente a salire in auto grazie all’ausilio di due palline da tennis nuove nuove e una serie di premietti. Provate a immaginare la comicità della scena: dentro al parcheggio pieno di auto e sotto una pioggia battente, io e Simona a “divertirci” come invasati con queste palline e avvicinandoci sempre di più alle portiere aperte dell’auto. Ha schiumato sempre un po’, ma alla fine è entrato – anche grazie al nostro ausilio, essendo troppo alto il pianale per lui.

In auto si è posizionato nei sedili posteriori accucciandosi sulle gambe di Simona. Utilizzare il trasportino per fare pochi chilometri (4 o 5) è scomodissimo, specialmente con la pioggia, perché per farcelo entrare devo abbassare la capote e nel far ciò la macchina si allagherebbe visto come il cielo si rovesciava in terra. Tra l’altro vivendo nel centro storico non abbiamo un posto parcheggio assegnato e non è sempre riusciamo a trovarlo vicino la nostra abitazione. Ergo in certi casi è improponibile. Comunque a poco dal traguardo ha vomitato ancora una volta, poco perché non mangiava dalla mattina e quando siamo arrivati al campetto erano le 19:35.

Stamani nuovo tentativo di associazione positiva. la pappa l’ho portata giù e ho posizionato la scodella sul sedile anteriore. Invitandolo a salire senza forzarlo (non aveva nemmeno il guinzaglio). Il tutto sotto gli occhi incuriositi della gente che non capisce perché bisogna far mangiare un cucciolo in auto e perché alla vista della stessa auto aperta quel cane schiumi come chi sta per essere portato al patibolo. Alla fine è entrato ha mangiato ed è uscito. Vediamo se questa “terapia” darà i suoi frutti.

Joanna Nappa ci ha colpito subito come addestratrice per la sua dolcezza, ma anche per la fermezza e per la sua evidente preparazione, oltre che per un amore smisurato per i border. Il suo l’ha preso direttamente in Inghilterra, preferendo quelle “linee” anglosassoni. Cassandra è un cane bellissimo, con un pelo lungo e luminoso, incredibilmente reattiva e rispondente alle indicazioni della sua “padrona”. Ha un approccio educativo senza punizioni e di grande rispetto per il cane.

Abbiamo cominciato con il “contatto visivo” come primo esercizio, alla base di tutto il resto. Elrond seduto accanto ai piedi di Simona viene premiato (piccolo pezzettino di wurstel di pollo) ogni volta che la guarda. Joanna è molto attenta alle modalità con cui io e Simona ci rapportiamo a Elrond e ci guida, ci corregge, ci rinforza se facciamo esattamente. Con la regola del 5. Cioè viene premiato per cinque successi, dopodiché si passa a giocare! E qui abbiamo due palline da tennis per l’uso ludico. Una la lanciamo, quando ce la riporta e la lascia (non senza difficoltà, perché sembra amare quella palla come se fosse l’anima che vuole proteggere dalle grinfie del demonio) allora tiriamo l’altra e così via in un andirivieni di rotolanti tennisball!

La lezione-gioco prosegue così per oltre un’ora, a brevi intervalli, per non sovraccaricare mai la piccola testa di Elrond. Poi arriva anche Cassandra e i due si divertono insieme, anche se Elrond non invade mai troppo gli spazi e la sensibilità del cane più grande.

Joanna è felice di constatare l’equilibrio del carattere del nostro piccolo, perché nota in lui la capacità: di inviare segnali di calma e di pacificazione (per esempio lo stendersi sulla schiena lasciandosi annusare il suo pancino rosa come un trancio di salmone norvegese), di saper riconoscere e valutare le situazioni, di non mostrare paure (tranne quella dell’auto) e di essere socievole con tutti i cani che incontra.

Durante i giochi di rincorsa con Cassandra, Elrond si è procurato un piccolo taglietto sotto uno dei suoi cuscinetti, ma al di là dello spavento che Simona si è preso, non c’era nulla di grave, tanto che Joanna  toccandolo e ripulendolo non ha causato nemmeno un piccolo lamento nel cucciolo.

Saliti in auto siamo tornati a casa. Logicamente non ha mancato di elargire ai miei sedili (riparati fortunatamente da qualche asciugamano messo lì all’uopo) un altro pò del fiore delle sue viscere. Ora ci attende una settimana di lavoro domestico con Elrond per mettere a frutto gli insegnamenti della nostra addestratrice. poco al giorno, ma con costanza.


lunedì 8 febbraio 2010

ELROND ON THE BEACH

Tre mesi - col bastoncino

 

Quando abbiamo deciso di prendere un cane, o meglio: un border collie (che a volte sembra, parlando con tanti borderisti o semplici parvenu del mondo cinofilo, fare specie a sé piuttosto che “semplice” razza del mondo canino) avevamo un pensiero in mente ben preciso: dedicargli del tempo.

 

E onestamente non si può dire che abbiamo tradito questa intenzione. Siamo sempre con il piccolo Elrond e non perdiamo occasione per fare qualcosa con lui. Non ci limitiamo a fargli l’elemosina di una veloce scappatella giù in strada per dar sfogo ai suoi bisogni corporali. Noi “usciamo” con lui. Facciamo lunghe passeggiate e non si sta mai meno di un’ora, un’ora e mezza a perlustrare le strade (che solo ora mi rendo conto essere sporchissime con cartacce e altro a trapuntare il manto asfaltato) o a battere in lungo e in largo il lungomare.

 

Oggi siamo già usciti 2 volte e ora stiamo per riprendere guinzaglio e paletta (no, non faremo castelli di sabbia… Elrond piuttosto è specializzato in architetture diciamo così più “organiche” e ne fa di imponenti!) per tornare a calcare i palcoscenici cittadini.

 

Il sole stempera questa fredda giornata di febbraio battuta da un vento sottile e che crede di essere siberiano. cielo perfetto. siamo stati in spiaggia che oggi sembrava leggermente più pulita del solito. io e Simona armati di palla (un pallone in miniatura, a dire il vero, regalatomi l’anno scorso dal nostro sponsor del Giffoni Film Festival: Diadora e che ormai non vedrà più i suoi gonfi fasti, grazie alle punture poco indolori degli aghi di Elrond) siamo scesi sulla rena di Santa Teresa. Finalmente si corre! L’asfalto ci ha detto la “nostra” Cristina di Petrademone fa male ai suoi cuscinetti delle zampe e così abbiamo cercato qualcosa di morbido.

 

E’ sempre uno spettacolo vederlo predare la palla. Si appiattisce al terreno come se fosse una sogliola in pelliccia e incassa la testa nelle spalle come un ghepardo nella radura della Savana. Attento e puntuto quasi si trattasse di una corsa per la vita o la morte. Lancio! Scatta come un fulmine. L’afferra al volo a volte capriolando sulla palla in movimento. Addio manto nero e bianco, ora è nero e giallastro come i denti usurati di un fumatore di Istanbul!

 

A volte riporta la palla fino a noi, ma senza mai lasciarla tanto, altre volte segue un suo itinerario invisibile e si direzione verso una base che vede solo lui. Ma in tutti i casi non è facile che si separi da questo pallone sgonfiato. Se ne va in giro come se avesse un gigantesco ascesso che fuoriesce dalle labbra.

 

Dopo un pò arrivano sulla spiaggia Luna (il suo amore che in questi giorni ha subito l’operazione di sterilizzazione e ancora non è tornata quella di un tempo in quanto a grinta e a giocosità ed Elrond deve essersene accorto) e i due bellissimi cani di un giovane scrittore di gialli, Gianluca Durante: un husky (che ulula da brividi e purtroppo soffre di epilessia) e un setter (melanconico come un personaggio di Gente di Dublino). Ma Elrond non li teme, giusto un sano rispetto. Non si prende confidenze che non gli sono dovute. Li guarda a distanza e quando Set (l’husky) si avvicina col passo pesante di un imperatore che ne ha viste tante, lui lascia la palla e si allontana un po’ deferente.

 

Stare con Elrond, comunque, non è mai tempo sprecato, non è mai tempo sottratto a qualcosa. E’ tempo prezioso e ogni giorno che passa siamo più felici di aver scelto lui come nostro compagno di viaggio!

giovedì 4 febbraio 2010

100 giorni: DA URAGANO A PERTURBAZIONE TROPICALE

Elrond a 3 mesi

I giorni passano con Elrond e lo vediamo cambiare. Crescere. E non solo fisicamente. Ha quasi 100 giorni di vita e già oltre 10 kg di peso. Ha uno sguardo dolce e attento. Orecchie alte e paraboliche (tutti impazziscono per queste “antenne” sempre all’erta che si muovono seguendo le tracce dei suoni e a volte si uniscono sopra la sua testa dandogli l’aspetto di una devota beghina olandese del seicento!). Coda alla gatto Silvestro e un corpo possente e lanoso, che fa la gioia di bambini e adulti.

 

Decine di persone per strada lo “maneggiano” ogni giorno e io non lo rifiuto a nessuno. Mi piace che sia un cane socievole, abituato alla gente (visto che abitiamo al centro e qui la popolazione umana scorre sempre a frotte). Non è mai schizzinoso con nessuno, ma ha le sue preferenze. Come Anna, la giovane fruttivendola che lavora in una bottega a pochi metri da casa mia, e che incontriamo ogni mattina verso le 8 quando si esce sul lungomare. Quando la vede da lontano schizza verso di lei gioioso, con le orecchie tirate indietro e con un assetto aereodinamico da far invidia a una Ferrari del buon vecchio Schumacher.

 

Con gli altri cani ha sempre un atteggiamento morbido. Nella maggior parte dei casi li osserva prima a distanza. Poi si avvicina di lato. a volte si siede a terra e aspetta che l’altro si avvicini. Sempre si fa annusare per dichiarare la sua identità e spesso va subito pancia all’aria come un orsetto sottomesso (anche questa azione fa impazzire la gente che non può fare a meno di ululare il proprio “che carinoooooo”! a questo atteggiamento che io trovo semplicemente animalescamente corretto).

 

Elrond non si tira mai indietro nel gioco, specialmente coi cuccioli. Non ne fa passare uno in strada senza la voglia di ingaggiare un duello di atterramenti e falsi morsi aggressivi. Adoro vederlo socializzare in questo modo, anche se spesso sono costretto a tenerlo al guinzaglio visto che, pur se centro storico, le auto e i motorini transitano, non così spesso, ma lo fanno. Un altro problema sono gli umani-compagni di questi altri cani. Sempre timorosi, sempre diffidenti, sempre pronti a portar via il proprio cucciolo col timore che possa essere sbranato! Io non sono un esperto, né un addestratore, né tantomeno un professionista cinofilo, ma non posso fare a meno di notare la totale mancanza nei “proprietari” (orribile questa dicitura, ma ci siamo capiti) di cultura e conoscenza dei cani. Ma questo sarà materiale di un altro post.

 

A proposito di auto e motorini e bici. Per il momento il suo istinto predatorio di rincorrere pericolosamente (per lui) le ruote non è ancora sorto e quindi non ho problemi. Specialmente le dueruote gli sono del tutto indifferenti. Sono riuscito a minimizzare l’effetto dei corridori da strada. Colore che praticano footing e jogging, per intenderci. Grazie ai consigli di Roberto Mucelli ho quasi del tutto anestetizzato la sua voglia di lasciare un’impronta dentale sui calcagni nikemuniti di questi sportivi del primo mattino. Ora li vede passare senza troppo scuotersi e anzi guardandomi come ad attendersi un premio per non averli inseguiti e uccisi!

 

In casa la sua furia distruttrice si è attenuata in maniera evidentissima. Immaginate un uragano di forza 5 che diventa una modesta perturbazione tropicale! Non morde più di divano, non morde più noi, va al suo Puff bianco quando diciamo “Puff!” e nel suo trasportino quando diciamo “a cuccia”. Mangia solo dopo che gli abbiamo dato l’ok. Non salta sul divano o sul letto. Aspetta disteso in terra che gli si prepari la pappa. Si riposa ai nostri piedi quando vediamo un film. Si posiziona a terra, con faccia pietosa da mendicante da strada, sistemandosi a un metro e mezzo dalla tavola quando pranziamo. Esce da casa sempre dopo di noi. Non prende il cibo dalle nostre mani se non dopo il comando “vai”. Va a terra, seduto, si alza e salta a comando. Ecco… non è un cane telecomandato (nonostante sia microchippato), ma sta imparando le REGOLE della famiglia o branco, vedete voi.

 

Restano ancora dei problemi da risolvere. In strada continua ad essere un aspirapolvere nonostante conosca discretamente il segnale LASCIA. In casa continua a non stare mai fermo e ancora dobbiamo misurarci col momento in cui sarà lasciato solo. Fino ad ora non è mai capitato, sempre io o simona siamo stati con lui a casa. Vedremo come gestire questa fatidica separazione e vedremo se l’uragano ricomincerà a soffiare distruttivo!

giovedì 28 gennaio 2010

LA PIZZA DEI PUNK

Avete presente quei ragazzi senza fissa dimora, vestiti con jeans strappati e giubbini di pelle risalenti alle guerre puniche, che vanno in giro con piercing profondi come il tunnel del Frejus e un branco di cani furbi e guardinghi? Quelli che in gergo si chiamano punkabbestia?! Ecco un paio di questi ieri erano comodamente seduti su una panchina del lungomare.

 

elrond corre in blu

 

Io passeggio con Elrond sguinzagliato. Annusa, si muove, senza mai allontanarsi da me e quando lo fa basta un fischio o un VIENI vigoroso e lui con la lingua penzoloni e una testa che sembra un siluretto si precipita da me. Ha solo il maledetto vizio di mangiare ogni dannata sostanza che si trova sull’asfalto. In particolare va matto per delle bacche che cadono sull’erba da bassi alberi di palma (purtroppo non da cocco). Stiamo provando ad introdurre il comando LASCIA, ma è da poco e funziona diciamo al 50%.

 

Comunque mentre sgambetta felice vedo la luce di emergenza accendersi come una lampadina sulla sua testa. La riconosco dalla posa che assume: attenta, vigile, curiosa. Sento il suo cervellino demoniaco che comincia a ingranare. Neanche il tempo di immaginare cosa ha potuto vedere ed ecco che scatta come se fosse ai blocchi di partenza e avesse sentito lo sparo di una pistola da starter.

 

Si fionda alla panchina dei punkabbestia. si fa carezzare, scodinzola, si becca delle coccole e delle frasi in un italiano dolce, ma disarticolato (saranno tedeschi?) e poi ecco che il suo piano malefico si realizza! Scatta alla velocità della luce sulla panchina e ruba una bella fetta di pizza dalla scatola dei due ragazzi che invece di preoccuparsi e innervosirsi ridono di gusto.

 

Elrond scappa con il suo bottino tra le fauci mentre io mi lancio al suo inseguimento. Lo so che non bisogna mai inseguire un cane: è il loro gioco preferito “guardia & ladri”, ma lo faccio per avvicinarmi e per dare da vedere ai due giovani punk che mi preoccupo per la loro perdita. lo richiamo anche, ma figuratevi se Elrond si fa scappare l’occasione di gustarsi la sua pizza una volta che gli ha messo i denti su. dopo un minuto di rincorsa riesco a beccarlo, anche perché lui è frenato da questa enorme fettona che rallenta la sua corsa disperata.

 

Alla fine riesco a strappargliene un pò, ma il resto finisce nel suo stomaco senza fondo.

 

Contrito vado dai due ragazzi e per scusarmi do loro un paio di euro. Immagino che sia costata fatica (ad elemosinare) quella pizza ed Elrond gli ha sottratto parte del pranzo, il minimo che possa fare è dargli qualche spicciolo (anche se a Salerno con 2 euro te la compri intera una pizza!)

mercoledì 27 gennaio 2010

LETTERA A ELROND

Tre mesi - primopianoCaro Elrond,

oggi è il primo mese che sei con noi. Ti vediamo crescere dentro la nostra vita, come un cielo che si espande silenziosamente. Splendidamente. Sei arrivato a casa nostra in mezzo al tremore dell’attesa e al timore di chi affronta un’esperienza appena coniata. Sei arrivato annusando timidamente l’aria nuova di una esistenza che si stava aprendo davanti ai tuoi piccoli occhi nocciola e al tuo corpo morbido.

 

Caro Elrond, i primi tempi non sono stati facili. E ti chiediamo scusa se qualche volta ti abbiamo guardato con l’espressione di chi proprio non ne poteva più. Sono stati giorni duri. Forse eravamo impreparati, nonostante il tanto studiare. Gli esami, molto spesso, si rivelano molto più complessi di quello che tu puoi immaginare semplicemente affondando la testa nei libri. Qui si parla di esseri viventi e non c’è parola scritta, non c’è consiglio, non c’è racconto verbale che possano fotografare con esattezza il ritratto di una esperienza di vita.

 

Caro Elrond, sembravi essere venuto a casa nostra con la missione del Terminator: distruggere l’appartamento, annientare la nostra bella routine matrimoniale, fracassare la  nostra pazienza, disintegrare ogni possibilità di “lavorare” a casa e di stare tranquilli. Ci sono stati giorni in cui io e Simona ci chiedevamo il perché di questa scelta e ci rispondevamo che era stato un enorme sbaglio.

 

Caro Elrond, il solo ammettere di aver avuto questi pensieri mi sembra così ridicolo e doloroso adesso. Dover rinunciare ai tuoi sguardi che sembrano scavarti dentro alla ricerca della parte più intima e viscerale di te, dove rinunciare a quei balzi di felicità quando ci rivedi dopo un’assenza anche breve, dover rinunciare alla carica di energia e di vita che ha riempito di nuovi sensi i nostri giorni, dover rinunciare al senso di onestà e di innocenza che promana da ogni tua azione (anche la più scellerata e distruttiva), dover rinunciare alla tua bellezza (non parlo solo di quella estetica) e alla tua poesia… ecco dover rinunciare a tutto questo ora ci lascerebbe in un vuoto siderale, dove il silenzio è amaro come veleno.

 

Caro Elrond, le nostre vite ora sono intrecciate e i sapori si sono mescolati. Sei sulle mie gambe adesso, che riposi caldo mentre scrivo e sento la tua vita scorrere sulla mia pelle. Ti guardo e sento che ci apparteniamo indissolubilmente. Ci saranno ancora momenti difficili in cui pazienza e sacrifici saranno messi alla prova. Ci saranno preoccupazioni e pensieri scuri. Ma ci sarà qualcosa di più grande, evidente, luminoso di questo: ci sarà un libro di pagine scritte con un nuovo alfabeto di cui solo io, simona e te conosceremo il significato e che smalterà di nuovi colori, più vividi, il paesaggio delle nostre esistenze.

 

Caro Elrond grazie… anche se non leggerai mai questa lettera e non capirai mai le mie parole, volevo scrivertelo su questo diario che parla di te.

domenica 24 gennaio 2010

UNA DOMENICA DI ORDINARIA FOLLIA

Domenica mattina in technicolor. Di luce splendida e di mite calore. Il lungomare straripa di gente. Di una carovana di marmocchi vestiti da carnevale e di frotte di cani nuovi al guinzaglio per la loro “uscita della domenica”, appunto. Noi siamo habitué del luogo quindi lo attraversiamo con quel senso di snobismo aristocratico di chi si trova improvvisamente in mezzo a una folla di parvenu.

 

Raggiungiamo subito la Spiaggia di Santa Teresa muovendoci a difficoltà tra la selva di gambe e il prato di coriandoli che trapuntano questo lungo “parco” orizzontale di giardinetti, panchine, palme e mare laterale. L’unico luogo appena decente dove dare una parvenza di libertà ai nostri cani (Salerno, che peraltro è una cittadina dignitosa, carina e molto ben funzionante per gli standard meridionali, vanta una delle peggiori “propensioni” al cane che io abbia riscontrato in giro. Non c’è un contenitore dove gettare i suoi bisogni, non c’è un dog park, non uno dei parchi cittadini è accessibile ai nostri amici zamputi… mah!), anche se c’è il divieto totale di portarli senza guinzaglio (regola che moltissimi – tra cui spesso io – disattendono).

 

Con luna - insieme Arriviamo in spiaggia e il primo incontro è con l’amore di Elrond: Luna (nella foto mentre passeggia con il “nostro”). Al duetto delle follie si aggiunge oggi l’antico cane cinese dei miei genitori in trasferta. Stavolta proviamo un campo neutro per vedere se si riesce a non farli scannare.

 

Rea, la shar-pei, è al guinzaglio mentre i due fidanzatini sono sciolti e liberi di giocare. Rea è su di giri e vorrebbe unirsi all’idillio ludico. E comincia a sbavare. Letteralmente. Trovo quantomeno nauseante la vista di un cane che sbrodola e raglia come un asino! Comunque mio padre si è deciso a liberarla ed anche lei ha provato a unirsi ai festeggiamenti da spiaggia. Stavolta è andata molto meglio, anche se non so se Elrond avesse proprio intenzioni giocose, perché nel suo ringhio e nei suoi morsetti di difesa sembra molto più accigliato e cattivo rispetto al solito.

 

Presto sono arrivati sulla spiaggia altri due cuccioloni. Un golden retriever di 5 mesi (Kibo) e un cocker saltellante di un anno (Charlie). Hanno messo a soqquadro la spiaggia.. specialmente con il biondo Charlie che ad un certo punto si è avviato verso il mare, oggi piatto come il petto di una modella anoressica. Ma mentre questi ha fatto una finta ed è tornato indietro, il buon Elrond impavido come un cavaliere della tavola rotonda e sciagurato come un liceale alla sua prima gita: si è lanciato nelle fredde acque mediterranee con un balzo degno del padre Aragorn (campione di agility). E non si è fermato a questo. Ha cominciato a nuotare sotto lo sguardo divertito e sgomento della folla. Io inizialmente sono stato preso dal tipico panico di un genitore alle prime armi che vede il figlio improvvisamente in fin di vita. Ero già pronto a spogliarmi e gettarmi per salvarlo, ma poi l’ho visto nuotare indietro verso la riva con quella sua testolina furba a pelo d’acqua! un incanto. subito spezzato dalla sua vista una volta sulla spiaggia. tutto bagnato sembrava un altro. piccolo e striminzito come un cane randagio, un meticcio abbandonato e maltrattato, un avanzo di canile senza speranze!

 

L’acqua fredda non ha spento però i suoi bollenti spiriti. Subito di nuovo alla corsa. subito ad inseguire il suo amico Charlie o a rotolarsi nella sabbia, forse per darmi prova di quella “leggenda metropolitana” del pelo autopulente dei border. Che poi di leggenda assolutamente non si tratta. Dopo qualche decina di minuti, mentre eravamo di ritorno a casa sembrava immacolato. non un briciolo di sabbia, nessun segno delle scorribande arenili, nessun odore particolare. Il pelo era quello di prima.

sabato 23 gennaio 2010

GROSSO GUAIO IN VIDEOTECA

Una bella serata spazzata da un vento gelido. un vento che è come un serpente bianco tutto scaglie sottili e spire nervose. Decido di uscire con Elrond e farmi quattro passi fino alla videoteca del mio amico Fortunato.

 

Passeggiando per i vicoli di Salerno vecchia, Elrond si dà da fare con i suoi bisogni e lascia in regalo all’antico basalto stradale il fiore morbido (ma poco odoroso) delle sue viscere. Bene, mi avvio in videoteca fiducioso e pieno di speranze per una serata di sereno cinema in tv.

 

elrond e simona

 

Portarlo al guinzaglio ha momenti di letizia, con il cucciolo che mi guarda e asseconda le mie traiettorie. E momenti in cui lui vuole schizzare avanti come un proiettile telecomandato che deve centrare un bersaglio invisibile. In questi casi mi fermo. senza dire una parola. lui prova a tirare. poi si arrende e si siede. Si ricomincia a camminare quando mi raggiunge lui. Tirare non gli conviene! E sono deciso a fermarmi ogni santa volta che lui comincia a partire per la sua fuga in avanti. Ci volessero anche 2 ore per fare 200 metri.

 

Arriviamo in videoteca. Una di quelle aperte 24h e del tutto automatizzata quando non c’è il proprietario. Lascio girovagare Elrond per l’angusto spazietto, facendo sì che familiarizzi con i cartonati pubblicitari dei film. Sembra gradire i film di fantascienza! Io intanto scelgo il dvd da gustarci stasera. Quando improvvisamente ecco scatenarsi il dramma…

 

Si raccoglie nella sua posizione accovacciata da evacuazione (una posizione ridicola, ma comune praticamente a tutti i cani). Io guardo esterrefatto – come se fossi al ralenti - Grido un NO più di disperazione che di autentico comando. lui mi guarda con quell’aria innocente di chi sta per schiacciare un pisolino, invece che disastrare una zona pubblica. improvvisamente realizzo che ci sono anche le telecamere a circuito chiuso all’interno dello spazio! Ed è un mio amico il proprietario. Mi prende il panico quando scopro che ho lasciato il guinzaglio intorno al suo collo e quel guinzaglio ora si sta ricamando delle feci poco odorose del mio caro Elrond!

 

Dimentico la scheda dei dvd nell’apposita macchina (la quale comincia ad emettere un suono fastidiosissimo quando sei troppo inattivo con la suddetta scheda all’interno). Così quell’allarme ritmico fa da giusta colonna sonora alla scena imbarazzante e frenetica in cui mi ritrovo. provo ad estrarre la paletta e armarla di bustina, ma l’operazione non è così facile perché intanto Elrond ha cominciato ad annusare il suo capolavoro e temo voglia pure assaggiarne la qualità! quindi provo a tirarlo via, ma intanto il guinzaglio è sporco e non riesco a venirne a capo. Mi scopro a pregare qualche Dio di passaggio nei Cieli che non entri nessuno in quel momento.

 

L’aria si sta facendo irrespirabile e io con un piede tengo Elrond e il suo guinzaglio lontani dalle sue feci, con una mano provo a confezionare la paletta per l’uso, con l’altra provo ad estrarre la scheda dalla macchina perché intanto l’allarme si è fatto insopportabile! Quando la paletta è pronta provo a ripulire il disastro, ma ci riesco comunque fino ad un certo punto. Il pavimento è di linoleum e si può asserire senza dubbio che in quella videoteca l’aria si sta facendo pesante!

 

Io sono disperato mi rivolgo verso la telecamera a circuito chiuso e mimo il gesto di scuse… intanto porto fuori Elrond da quel “macello” consapevole della lezione che ho imparato: meglio solo che mal accompagnati… in una videoteca!

 

p.s. appena tornato a casa io e Simona ci siamo armati di stracci, secchio e disinfettante e siamo andati a ripulire. ci sembrava il minimo!

mercoledì 20 gennaio 2010

NEMIAMICI DI ELROND

Con il passare dei giorni le amicizie canine di Elrond cominciano a diventare più articolare e stabili. La routine quotidiana che ci impongono i cani fa sì che certi orari vengano a coincidere e così si ritrovano le persone e i loro guinzagliati amici con sistematica regolarità.




Luna : l’amica del cuore
Al primo posto degli incroci sentimentali e ludici di Elrond c’è una meticcia di 2 anni dal pelo lucido e dallo scampanellante incidere (eh si ha una piccola campanella che pende dal collare sempre senza guinzaglio). Quando si incontrano il loro rituale di gioco è sfrenato e gustoso da vedere. tra finti morsetti, rincorse e atterramenti a vicenda i due cagnolini (Elrond a quasi 3 mesi già è più grande di lei) sembrano essere stati assoldati dalla ditta di pulizia stradale del comune tanto riescono con i propri corpi ad accumulare sporcizia dal pavimento asfaltato su cui si trascinano! Oggi non ho potuto sciogliere Elrond per farlo scatenare con Luna ( l’abbiamo incontrata in una trafficata via del centro storico) quindi ho dovuto partecipare anche io alle scorribande dei due, muovendomi come un pinocchio impazzito per tentare di lasciare abbastanza campo libero ai loro giochi e al contempo cercando di districarli quelle volte che restavano amorevolmente impigliati l’uno nell’altro!

Omar e Leopoldo: i cani camorristi
Due brutti ceffi, invece, sono Omar (un meticco dalla tasta grande e il corpo piccolo e tozzo, che lo fa somigliare a un delinquente di strada breve di statura e di cervello, ma di lunga carriera criminale) e Leopoldo (un boxer tigrato silenzioso, muscoloso, dal piglio sempre imbronciato: un sicario spietato pronto a intervenire al richiamo del suo “boss” senza emozioni e senza pensieri). Li incontro la mattina dalle parti della spiaggia tenuti al guinzaglio da una ragazza che fatica non poco a reprimere la loro voglia di comandare il quartiere. Omar attacca sempre briga con Elrond, provando in tutti i modi a fargli sentire la sua dominanza. Leopoldo guarda a distanza, legato al guinzaglio. Oggi è capitato, ed è la seconda (ma anche ultima) volta, che Elrond si sia trovato improvvisamente in mezzo a tutti e due. ed è stato messo sotto. nel senso letterale del termine. Ho temuto anche un po' perché sembrava quasi che Leopoldo lo tenesse fermo a terra mentre Omar volesse finirlo. Sono intervenuto subito liberando il piccolo ed ho avuto la peggio visto che i miei adorati occhiali da sole Rayban presi a Los Angeles sono volati via, riportando ferite gravi: un vetro esploso e l’altro graffiato. L’importante è che, però, Elrond sia uscito illeso. I due cani dall’aspetto camorristico sembravano soddisfatti del loro lavoretto al mio cucciolo! Due contro uno eh? e più grandi per giunta! Vabbè la prossima volta me ne starò alla larga!

Junior: la saetta del lungomare
Lo chiamano il “dogtrainer”. Junior un piccolissimo jack russel scattante ed atletico come un corridore keniota, simpatico come un piccolo figlio di… (riempire a piacere!) e somigliante in maniera imbarazzante al protagonista canino del film THE MASK. Lo chiamano il “dog trainer” perché qualsiasi cane abbia la fortuna di giocare con lui si troverà a correre come un matto dappertutto per stargli dietro, a fare balzi olimpionici per tallonarlo nelle sue scorribande su e giù dai gradini e dalle panchine, a improvvisare piroette e capriole per non sfigurare davanti al suo sfoggio di ginnica esuberanza! Che matto Junior, altro compagno di giochi quotidiano di Elrond (che per adesso non regge il suo passo forsennato).

Tommaso, il pincher schizzinoso
I pincher non riscuotono la mia simpatia. chi ha letto il pezzo WILLY IL PRINCIPE PINCHER sa a cosa mi riferisco. Però Tommaso è simpatico, anche se schizofrenico come tutti i suoi compari di razza. sottile ed elettrico come un filo carico di energia elettrostatica, sempre ammantato nel suo cappottino così chic, tenuto da un guinzaglio modaiolo e vagamente tardo-imperiale, oggi ha anche giocato con Elrond. Giocato forse è una parola un po' grossa, ma diciamo che sulla sabbia hanno condiviso certi momenti.

lunedì 18 gennaio 2010

SOPRAVVIVERE AL CUCCIOLO

Due giorni senza Elrond. Per lavoro sono costretto spesso a essere il weekend fuori (a Bologna) e da febbraio anche all’estero. Due giorni per riflettere sulla entrata in scena di questo cucciolo nella mia, nella nostra vita. Gli esseri umani hanno una caratteristica saliente riguardo alle esperienze: finanche il più accorto e il più incline al dare ascolto agli altrui pareri, non riesce a dar forma a una situazione per quanto ben descritta e assolutamente certa, se non quando si trova immischiato dentro fino al collo. Io non faccio eccezione. Eppure sono una persona piuttosto portata all’immaginazione e a saper riconoscere l’autorevolezza di un parere.

elrond con la treccia

Quando leggevo alcuni capitoli di libri di argomento cinofilo intitolati con tono macabro e drammatico “Sopravvivere a un cucciolo”, tendevo a fare una smorfia divertita e alzare – metaforicamente – gli occhi al cielo. Può mai ucciderti un cucciolo? e che sarà mai? Poi sono arrivati i racconti mitologici di chi i cani li ha o li ha sempre avuti. Questi, con fare profetico e grave sul genere Gandalf che ammonisce Frodo di prestare attenzione ai grandi pericoli che il Signore del Male ha in serbo per lui o con l’atteggiamento gufante di uno jettatore iscritto all’albo dei “portasfortuna” mi dicevano: ma perché prendi un cane, vedi che ti cambia la vita! E per cambiare sembrava volessero dire, e solo per gentilezza usavano l’eufemismo: “rovinare”!

 

Io sono stato sordo a queste voci e superficiale nei confronti della lettura. Ho sottovalutato il potere devastante di quell’essere indifeso (come un barracuda affamato) che è un cucciolo di cane e di border collie in particolare! oggi sono esattamente 20 giorni che è a casa nostra e certo non posso dire che la mia vita sia quella di prima. e devo ammettere, non senza un sentimento di vergogna e di umiliazione, che ci sono stati momenti in cui sia io che mia moglie abbiamo pensato di non farcela. Momenti atroci in cui siamo stati sul punto di cedere alla tentazione di “tornare indietro” (ammesso che si potesse). Ci sono state crisi, litigi, tensioni in casa. Un cucciolo che entra in un’esistenza compatta ed equilibrata, regolata dall’abitudine a certe a libertà e a certi confort, finisce col creare degli sbilanciamenti minando il senso di sicurezza e di agio costruiti pazientemente nel tempo.

 

Non ci si alza più dal letto quando fa più piacere. perché lui è là che vuole uscire dal trasportino per fare i suoi bisogni o semplicemente per cominciare a frullare il giorno con la centrifuga della sua vitalità inestinguibile. E quando esce dal trasportino vuole salire sul letto e se non ci riesce comincia a mordere le lenzuola e la trapunta. poi si scaglia sui cuscini. E infine se non basta si dirige a qualche abito che penzola indifeso, lasciato inavvertitamente su un comodino troppo poco alto per evitare i suoi balzi famelici. E allora devi alzarti dal letto e cominciare anche nolente la tua giornata. E non basta. Devi anche vestirti subito prima che lui cominci a sporcare per casa. e visto che non abbiamo giardino (santo giardino per chi ne ha uno) dobbiamo scendere giù in strada nel freddo umido delle appiccicose mattinate invernali.

 

Li vedi in strada questi “padroni di cani” inerti nel gelo livido del primo mattino come spettri muti, con il cervello ancora spento, meccanicamente legati ai fili lunghi dei loro guinzagli, vestiti con triplo stato di maglioni e dalla mascelle slogate da sbadigli olimpionici! L’esercito dei forzati delle passeggiate, immersi nella nebbia di un sonno strappato dal richiamo fisiologico dei loro piccoli amici in pelo.

 

Non ci riesce più di tenere una porta aperta in casa. Le nostre porte a scomparsa sono sempre serrate, perché guai a lasciare un varco al piccolo Elrond. Come un furfante ben addestrato si insinua nei due bagni, nella stanza da letto e allora si apre per lui il parco giochi delle cose da rubare e strappare. nel bagno di servizio c’è la cesta dei panni sporchi. Autentico bottino dei 40 ladroni che per lui è una tentazione impossibile da resistere. Nel bagno principale ci sono asciugamani, accappatoi, spesso la biancheria da poco cambiata e altre amenità che appaiono ai suoi furbi occhietti come una lauta ricompensa da dare in pasto alle sue fauci sempre spalancate. La camera da letto presenta poi la trapunta, i cuscini e tutto l’arredo della notte che non sfugge alla sua bramosia di folletto impazzito!

 

Stare fermi e seduti al computer per lavorare o svagarsi è un’impresa ormai. Tranne i pochi minuti in cui si concede una pausa, semmai dopo una lunga uscita, il resto del tempo Elrond deve essere un sorvegliato speciale. Un criminale pericolosissimo da tenere sempre sott’occhio. Dal nostro studio saetta nel nostro grande salone open-space e parte la sua carica al divano, centro gravitazionale della sua voglia di sopraffazione o verso i libri che abbiamo in una libreria bassa (i suoi preferiti sono i tomi di Herman Hesse e, ultimamente, quell’indigesta lettura – non per lui evidentemente – dell’Ulysses di James Joyce).

 

Elrond ha un certo talento per l’aprire le zip. E’ riuscito a de-cernierare quella dello schienale per intrufolare i dentini demoniaci nella calda spugna. Quante volte lo abbiamo staccato da lì? Ho perso il conto. e ogni volta si è ribellato con i suoi ringhi fanciulleschi, ma già sonori o con un immediato ritorno alla sua opera di sventramento. Alla fine abbiamo sigillato quella apertura con tre grossi contenitori di plastica per panni.

 

Allora si è accanito su un angolo laterale, che va a rosicchiare guardandoci con quell’aria di sfida di chi sa che oltre al tessuto sta rodendo anche il nostro cervello esausto. stessa storia: ogni volta lo spostiamo via, ogni volta ritorna. e semmai si rivolta anche provando un morso o attaccandosi predatoriamente ai nostri piedi.

 

Da un paio di giorni ha imparato anche a spiccare il salto per salire sul divano laddove riposavano tranquilli un paio di cuscini verdi. Ora bisogna rafforzare la sorveglianza: è questo il nuovo gioco progettato e messo in atto per allenare la sua qualità distruttiva. Quando ci sono io in casa e siamo quindi io e mia moglie sicuramente la situazione diventa più gestibile, ma quando io sono fuori la povera Simona non può fare altro che essere alla sua mercé, a meno di non chiuderlo spesso nel kennel, cosa che gli esperti ci sconsigliano per non creare in lui un’associazione negativa e punitiva con la sua casetta di plastica e metallo.

 

Poi c’è il fatto che i bisogni non sempre li fa tutti fuori. Parte delle sue “pratiche” fisiologiche ha ancora il piacere di espletarle in casa, aumentando il carico di lavoro domestico, perché certo non è il nostro sogno una casa nuova ridotta a discarica di Bombay! Forse è colpa nostra che scendiamo giù solo 3 volte al giorno, ma certo non possiamo passare le nostre giornate a salire e scendere per le scale del palazzo con il borderciccio in braccio (eh si anche palazzo storico senza ascensore!).

 

Anche fare la lavastoviglie e la lavatrice sono missioni eroiche ormai. Ha una predilezione per i piatti sporchi e le stoviglie ancora unte di cibo, così mentre simona prova a caricarla Elrond si precipita dentro l’elettrodomestico per provare a leccare ogni centimetro di ceramica o vetro vagamente odoroso di alimenti. La lavatrice si sa è la casa dei panni e il cucciolo non si perderebbe per nulla al mondo una festa a cui non è stato invitato!

 

FINE PRIMA PARTE

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