mercoledì 10 marzo 2010

COME EVITARE CHE ELROND ABBAI AL MOSTRO FOLLETTO

Gli errori di ingenuità prima o poi si pagano, gli errori di inconsapevolezza e goffaggine anche!

 

Antefatto: quando Elrond arrivò a casa nostra era periodo di festa. Il 28 dicembre. C’era ancora il bell’albero di natale  messo su con la solita maestria da Simona. Dopo la timidezza iniziale, già dal secondo giorno, il nostro cucciolo sembrava interessarsi particolarmente a quel verde abete di plastica pieno di palle colorate e di luci rosse intermittenti. Si avvicinava con discrezione nelle prime ore. Ma già il 30 dicembre aveva cominciato la sua campagna di attacco all’albero, neanche fosse la squadra dei marines di Avatar che bombarda il Grande Albero-Casa dei Na’vi.

 

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Io e Simona avevamo letto tanto sui cani, ma non abbastanza dal sapere come scoraggiare una piccola palla di pelo dal morire fulminato mordendo i fili di luci colorate o rovinando il complesso gioco di ornamenti preparati da mia moglie. Allora, e qui viene l’errore madornale, ci venne la malsana idea di utilizzare il Folletto della Vorverk (quella indispensabile scopra elettrica presente in molte case italiane e non solo) per spaventarlo.

 

Bastava avvicinargli il muso piatto rombante dell’aggeggio per farlo schizzare via dall’albero. Ridevamo di questa trovata! Ridevamo a vederlo saettare lontano da quel mostro biancoverde che aspira e ansima come una macchina infernale.

 

E oggi? Oggi che Elrond a quattro mesi suonati ha trovato la sua voce (un abbaio sonoro e cavernoso che nel mio appartamento si amplifica paurosamente) ci sta facendo pagare l’errore di quei primi giorni dicembrini. Ogni volta che si attiva il Folletto Elrond scatta con la sua tempra vigorosa e comincia ad abbaiare furioso, saltellando isterico e a denti scoperti verso questo mostro rumoroso. Non c’è modo di fermarlo, tanto che per pulire in casa eravamo costretti a metterlo nel trasportino.

 

Scrivo “eravamo” perché da ieri abbiamo escogitato un sistema, non per inibire l’abbaio che forse servirebbe a poco, ma per rimodellare la sua risposta emotiva al mostro Folletto. Ieri sera prima di cena abbiamo cominciato a far cadere sul pavimento dei croccantini nel momento in cui ho preso in mano la scopa elettrica, spenta. Inizialmente la sua reazione è stata la solita: abbai e strepiti, denti e paura difensiva. Però ogni volta che faceva così, Simona lo richiamava lontano e lo premiava di continuo mentre non abbaiava, anche facendolo mettere seduto.

 

Col passare dei secondi Simona faceva cadere i croccantini sempre più vicino alla scopa. Premiando il suo silenzio. Addirittura siamo arrivati anche a mettere dei croccantini direttamente sul muso della scopa. e lui li ha presi tutti. E’ sempre un border-ciccio non dimentichiamolo. Poi abbiamo attivato la scopa e il suo rumore. Continuando a premiare la sua tranquillità e stornando la sua attenzione paurosa senza mai dire No, ma solo portandolo più lontano dal problema.

 

Non voglio dire che abbiamo risolto il problema, non è così. Ma oggi lo abbiamo riproposto prima della pappa mattutina e devo dire che i miglioramenti sono notevoli. Continueremo pazientemente, evitando di stressarlo, ma provando a fargli associare il Folletto a un’anima gentile e non a un mostro dal roco vociare.

 

Quello che mi preoccupa è che, finito il problema dei bisogni in casa (da 12 giorni non sporca in appartamento) ora inizia quello dell’abbaiare. Vedremo le evoluzioni.

martedì 9 marzo 2010

AVATAR E I DUE CALZINI

4mesi_primo piano Questa storia risale al mese scorso. Al 12 di febbraio per la precisione. Fredda giornata di questo interminabile inverno. Primo pomeriggio. Ho un’idea: andiamo a vedere Avatar in 3d al cinema.

Elrond ha 3 mesi e mezzo. Non lo abbiamo mai lasciato da solo a casa. E’ il momento di provare. di rischiare.

Mettiamo in sicurezza lo studio, togliendo cavi elettrici pericolosi e tutto ciò che afferrando con la sua bocca può metterlo nei guai.

 L’unico problema che mi lascia in ansia è il divano verde vecchio che ogni tanto il cucciolo prende a mordere nell’angolo in basso. Non mi importa del sofà, ma solo della spugna che lo imbottisce e che qualche volta prende di mira (più per attirare l’attenzione che per una autentica voglia di  mangiarla, credo).

Lo attiriamo nella stanza con un po' di croccantini, disponiamo qualche osso di pelle di bufalo per i prevedibili momenti di noia, un giornale a terra con la faccia di qualche politico in primo piano per stimolare le sue eventuali funzioni fisiologiche, preghiamo tutti gli Dei di nostra conoscenza affinché non succeda nulla e chiudendo la porta a scorrimento ci avviamo alla soglia di casa, sotto il peso di autentici sisifici macigni (sensi di colpa e ansia) alla visione del film. Ne abbiamo scelto anche uno bello lungo così da mettere in seria difficoltà le nostre deboli coronarie.

Per la recensione di questo magnifico film ho un altro blog (qui), ma quello che resta memorabile di quella esperienza è l’angoscia che qualcosa di brutto potesse essergli accaduto lungo tutte le quasi 3 ore di proiezione. più che per il destino dei Na’vi mi preoccupo per la sorte del nostro mastro Elrond lasciato solo a casa, con il suo pazzo cervellino sempre in movimento.

Così quando il film è finito ci siamo fiondati fuori dalla sala, come se fossimo pompieri chiamati di urgenza a spegnere il rogo di una casa piena di persone. Se avessimo avuto anche il loro palo per scendere (avete presente quello che usavano anche i Ghostbuster nell’omonimo film degli anni 80?) avremmo utilizzato anche quello per arrivare prima!

Saliamo nella mia auto e nonostante imperversi il temporale divoro a velocità folle i circa 10km che dividono il multiplex The Space da casa mia.

Io vado a parcheggiare e Simona si caracolla a vedere cosa è successo in casa. Mi chiama al cellulare Simona, ma senza inflessioni drammatiche, solo divertite.

Mi dice ridendo: “è uscito dalla stanza!”. Nella mia mente già si disegna il profilo del puro caos. Immaginarlo da solo in casa, col divano bianco nuovo nel salone, la cucina a portata di mano (di bocca, pardon) e tutto il resto mi fa quasi svenire dal timore. Dico a Simona di attaccare: “vengo subito”.

Un paio di minuti dopo sono già nel nostro appartamento, che sembra sì abbia sopportato l’arrivo di ladri a casa, ma senza quel tipico macello post-uragano che potevo aspettarmi.

Il divano bianco non è stato nemmeno toccato, non ci sono pipì o peggio sul pavimento. Ma un paio di calzini stracciati in cucina, carta sventrata dappertutto e poi ben due porte di altrettante stanze aperte! anche quelle erano chiuse, ma lo scassinatore zamputo si sarà messo di impegno fino a farle scorrere e poter finalmente fare man bassa dei panni inerti sulle mattonelle. Simona mi riferisce della sua sorpresa nell’averlo trovato ad accoglierla davanti l’uscio di casa, seduto nel mezzo del salone con la coda che scodinzolava soddisfatta.

Ad un inventario veloce ci accorgiamo che mancano 2 calzini di Simona. Andiamo nel panico. Li cerchiamo ovunque. non ci sono.

Chiamiamo la nostra veterinaria che non ci tranquillizza per nulla, anzi ci allarma ulteriormente  affermando che se li ha ingurgitati interi rappresentano un vero pericolo per il suo intestino. Cosa fare?

Ci propone di far sì che vomiti. Come? Facendogli ingurgitare dell’acqua ossigenata. Solo un po', logicamente. Giusto il contenuto di una siringa. Vado giù in farmacia (che fortunatamente è proprio sotto al mio portone) e compro il necessario.

Arrivato a casa, riempio la siringa (senza ago) di perossido di ossigeno (il nome scientifico dell’acqua ossigenata) e con l’inganno ne spruzzo il contenuto nelle fauci spalancate del piccolo distruggitore di appartamenti.

Tempo neanche un minuto ed eccolo che irrora il nostro pavimento delle sue fumanti viscere rivoltate. E lì dentro ecco i due calzini incriminati! Simona si fa anima e coraggio e controlla che siano proprio quelli mancanti e che siano intatti. Risposta affermativa (e quasi collasso dallo schifo!)

Torna la tranquillità. E come tutte le favole a lieto fine c’è anche la morale: da quel giorno ogni volta che usciamo lasciandolo solo, il suo posto di attesa non è una intera stanza, ma il suo confortevole trasportino ben chiuso! Vediamo come lo apre quello!

mercoledì 3 marzo 2010

UN ASINO ALL’UNIVERSITA’ – born to gathering

139 giorni_conosso Questo è il resoconto fedele dell’ultima avventura di Elrond, così come mi è stata narrata da colei che l’ha vissuta (mia moglie Simona), perché io ero fuori – come ogni weekend.

Uno degli spazi più belli dove portar a scorrazzare Elrond è l’università degli studi Salerno, le cui facoltà scientifiche sono dislocate a Baronissi, tra ampi pianori erbosi, dolci declivi e pulitissime zone alberate.

Così, quando può, Simona si avvia con il nostro cucciolo in facoltà. Lì Elrond si scatena, correndo libero e gioioso e ignaro delle dinamiche intellettuali, culturali e accademiche che prendono vita nei bui recessi di quegli edifici.

I prati universitari sono adiacenti a campi di contadini e ad aree destinate al pascolo. anche di pecore.

Ma quello che si è presentato di fronte agli occhi increduli di mia moglie, non era una tenera e haidesca (da Haidi) pecorella, ma un cocciuto e pinocchiesco asino. Un asino dalla testa enorme e dal muso lunghissimo. Il ciuchino si era allontanato dalla sua mandria, per arrampicarsi lentamente sul dorso della collinetta che portava al posto dove Simona correva con Elrond.

Alla sua vista Simona si è un po' spaventata. Siamo poco avvezzi, noi grigi esseri di città, al contatto con la natura e i suoi abitanti, così presenti nel nostro immaginario culturale, ci appaiono come alieni una volta visti da vicino.

Ed Elrond? Inizialmente ha guardato questo bestione dall’espressione poco intelligente con l’aria di chi non sa quali pesci pigliare. Quell’espressione da punto interrogativo che compare al posto del suo volto sempre attentissimo.

Quando l’asino si è avvicinato ancora di più, forse ha acceso nel nostro cucciolo il software del border collie. Quel programma che la Natura e il suo sangue hanno geneticamente predisposto di default nel corpo di questo cane speciale. Nato per radunare, born to gathering!

Così ha cominciato ad abbaiare con la sua voce stentorea, correndo intorno all’asino imbesuito. Poi per farlo spostare ha cominciato a puntare le sue zampe.

Abbai sempre più grossi e saltelli da pastore veterano, sguardi decisi e assertivi, ancora abbai.. finché il povero asino non ha potuto fare altro che muovere il suo pesante culo e dirigersi verso il suo gruppo, con l’aria di chi pensa “ma guardo sto cagnetto… non poteva farsi gli affari suoi… una volta che mi allontano per starmene per fatti miei!”.

Intanto Elrond si è misurato per la prima volta nella sua giovane vita con il richiamo della sua natura e della sua inclinazione istintiva a radunare, come un sergente di ferro stile Full Metal Jacket o come una maestra elementare vecchio stampo, di quelle zelanti e un pò petulanti! Care vecchie maestre!

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