martedì 9 marzo 2010

AVATAR E I DUE CALZINI

4mesi_primo piano Questa storia risale al mese scorso. Al 12 di febbraio per la precisione. Fredda giornata di questo interminabile inverno. Primo pomeriggio. Ho un’idea: andiamo a vedere Avatar in 3d al cinema.

Elrond ha 3 mesi e mezzo. Non lo abbiamo mai lasciato da solo a casa. E’ il momento di provare. di rischiare.

Mettiamo in sicurezza lo studio, togliendo cavi elettrici pericolosi e tutto ciò che afferrando con la sua bocca può metterlo nei guai.

 L’unico problema che mi lascia in ansia è il divano verde vecchio che ogni tanto il cucciolo prende a mordere nell’angolo in basso. Non mi importa del sofà, ma solo della spugna che lo imbottisce e che qualche volta prende di mira (più per attirare l’attenzione che per una autentica voglia di  mangiarla, credo).

Lo attiriamo nella stanza con un po' di croccantini, disponiamo qualche osso di pelle di bufalo per i prevedibili momenti di noia, un giornale a terra con la faccia di qualche politico in primo piano per stimolare le sue eventuali funzioni fisiologiche, preghiamo tutti gli Dei di nostra conoscenza affinché non succeda nulla e chiudendo la porta a scorrimento ci avviamo alla soglia di casa, sotto il peso di autentici sisifici macigni (sensi di colpa e ansia) alla visione del film. Ne abbiamo scelto anche uno bello lungo così da mettere in seria difficoltà le nostre deboli coronarie.

Per la recensione di questo magnifico film ho un altro blog (qui), ma quello che resta memorabile di quella esperienza è l’angoscia che qualcosa di brutto potesse essergli accaduto lungo tutte le quasi 3 ore di proiezione. più che per il destino dei Na’vi mi preoccupo per la sorte del nostro mastro Elrond lasciato solo a casa, con il suo pazzo cervellino sempre in movimento.

Così quando il film è finito ci siamo fiondati fuori dalla sala, come se fossimo pompieri chiamati di urgenza a spegnere il rogo di una casa piena di persone. Se avessimo avuto anche il loro palo per scendere (avete presente quello che usavano anche i Ghostbuster nell’omonimo film degli anni 80?) avremmo utilizzato anche quello per arrivare prima!

Saliamo nella mia auto e nonostante imperversi il temporale divoro a velocità folle i circa 10km che dividono il multiplex The Space da casa mia.

Io vado a parcheggiare e Simona si caracolla a vedere cosa è successo in casa. Mi chiama al cellulare Simona, ma senza inflessioni drammatiche, solo divertite.

Mi dice ridendo: “è uscito dalla stanza!”. Nella mia mente già si disegna il profilo del puro caos. Immaginarlo da solo in casa, col divano bianco nuovo nel salone, la cucina a portata di mano (di bocca, pardon) e tutto il resto mi fa quasi svenire dal timore. Dico a Simona di attaccare: “vengo subito”.

Un paio di minuti dopo sono già nel nostro appartamento, che sembra sì abbia sopportato l’arrivo di ladri a casa, ma senza quel tipico macello post-uragano che potevo aspettarmi.

Il divano bianco non è stato nemmeno toccato, non ci sono pipì o peggio sul pavimento. Ma un paio di calzini stracciati in cucina, carta sventrata dappertutto e poi ben due porte di altrettante stanze aperte! anche quelle erano chiuse, ma lo scassinatore zamputo si sarà messo di impegno fino a farle scorrere e poter finalmente fare man bassa dei panni inerti sulle mattonelle. Simona mi riferisce della sua sorpresa nell’averlo trovato ad accoglierla davanti l’uscio di casa, seduto nel mezzo del salone con la coda che scodinzolava soddisfatta.

Ad un inventario veloce ci accorgiamo che mancano 2 calzini di Simona. Andiamo nel panico. Li cerchiamo ovunque. non ci sono.

Chiamiamo la nostra veterinaria che non ci tranquillizza per nulla, anzi ci allarma ulteriormente  affermando che se li ha ingurgitati interi rappresentano un vero pericolo per il suo intestino. Cosa fare?

Ci propone di far sì che vomiti. Come? Facendogli ingurgitare dell’acqua ossigenata. Solo un po', logicamente. Giusto il contenuto di una siringa. Vado giù in farmacia (che fortunatamente è proprio sotto al mio portone) e compro il necessario.

Arrivato a casa, riempio la siringa (senza ago) di perossido di ossigeno (il nome scientifico dell’acqua ossigenata) e con l’inganno ne spruzzo il contenuto nelle fauci spalancate del piccolo distruggitore di appartamenti.

Tempo neanche un minuto ed eccolo che irrora il nostro pavimento delle sue fumanti viscere rivoltate. E lì dentro ecco i due calzini incriminati! Simona si fa anima e coraggio e controlla che siano proprio quelli mancanti e che siano intatti. Risposta affermativa (e quasi collasso dallo schifo!)

Torna la tranquillità. E come tutte le favole a lieto fine c’è anche la morale: da quel giorno ogni volta che usciamo lasciandolo solo, il suo posto di attesa non è una intera stanza, ma il suo confortevole trasportino ben chiuso! Vediamo come lo apre quello!

2 commenti:

  1. Ciao! un mangiatore di calzini,incredibile :)
    Attualmente come si comporta ?

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  2. Anche il cane che avevo da bambina ingurgitava i calzini, però poi aveva un metodo più... naturale per espellerli: solo che la passeggiata per fargli fare i bisognini durava un'eternità, ma almeno i suoi bisognini erano colorati, patchwork, con cuoricini, a fantasia ecc.

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